Abstract
Basterebbe analizzare i vari palmarès dei maggiori festival cinematografici europei per capire come in Italia la corrente documentaristica stia prendendo davvero sempre più campo. Nel 2009 La bocca del lupo, film diretto da Pietro Marcello, si aggiudica diversi riconoscimenti al Torino Film Festival. La nave dolce di Daniele Vicari ottiene il premio Pasinetti alla Mostra del Cinema di Venezia del 2012. Nel 2013 è invece la volta di Tir, diretto da Alberto Fasulo e insignito del Marc’Aurelio d’Oro per il miglior lungometraggio al Festival internazionale del film di Roma, nonché del Leone d’oro assegnato durante la Mostra del Cinema di Venezia a Sacro GRA di Gianfranco Rosi. Infine, durante la Berlinale del 2015, è Il gesto delle mani di Francesco Clerici a ottenere il premio FIPRESCI e l’ulteriore conferma di Rosi un anno dopo che con il suo Fuocoammare ha vinto l’Orso d’oro. Si può quindi facilmente notare come ultimamente il cinema documentario italiano stia godendo di un’attenzione artistica e mediatica maggiore. Attenzione palpabile anche osservando la risonanza che questo particolare genere cinematografico sta riscontrando nei confronti del pubblico: non è infatti più un’eccezione quella di imbattersi in documentari presenti nei palinsesti televisivi, così come di trovarli presenti in numerose sale cinematografiche sotto forma di “film evento” (ossia distribuiti per un numero molto limitato di giorni) che poco alla volta si stanno rivelando un ottimo affare per il botteghino.