Antivigilia di Laetitia: la fretta della curiosità e la pazienza della complessità
Tra gli aspetti più singolari di questa “attesa” della nuova Esortazione Apostolica “sull’amore nella famiglia” vi è un tensione molto particolare tra due esigenze opposte:
a) da un lato, forse a causa di recenti incidenti con alcuni giornalisti, non vi è mai stato un “silenzio” tanto alto su un testo di prossima pubblicazione. Chi la conosce non ne parla e chi vorrebbe o dovrebbe parlarne non ne sa nulla.
b) d’altro canto ci sono alcuni elementi certi del testo – la lunghezza e lo “stil novo” – che consiglierebbero una lettura pacata e meditata. Sembra proprio che Amoris Laetitia non si possa leggere “di corsa”: né materialmente, perché è un documento molto lungo, né stilisticamente, perché sembra che sia scritto in una stile “diverso” – come già abbiamo visto per Evangelii Gaudium.
E allora? La combinazione di questi due fattori potrebbe rendere i primi giorni dopo la pubblicazione particolarmente complessi e confusi.
Mi permetto di suggerire tre piccoli rimedi, per diminuire la confusione:
a) sconsiglio di leggere il documento solo parzialmente: proprio la lunghezza potrebbe quasi imporre una lettura solo parziale e rapsodica, ma bisogna resistere. Solo nella sua integralità si comprenderà veramente ogni parte e il tutto;
b) sconsiglio di leggere solo le risposte ai problemi più scottanti, ma consiglio di integrare queste importanti e attese risposte nelle proposte di vita cristiana, nell’approccio globale alla fede e al mondo, come delineazione di una “stile cristiano” rinnovato e convertito;
c) consiglio di leggere la “letizia dell’amore” con “amore per la letizia”. Già sono circolate, in questi ultimi giorni, previsioni e profezie ispirate alla tristezza, alla sventura, al disincanto, alla sfiducia, alla rassegnazione. Prima ancora di leggere c’è chi dice – non importa se con speranza o con timore: “Non ci sarà niente di nuovo”.
Non può esserci mai niente di nuovo se non ci si aspetta nulla. Senza speranza è sia il disperato sia il presuntuoso. Senza amore per la gioia, non potremo mai vedere la gioia dell’amore. Così se un Cardinale di oltre Oceano dice: “Il documento parlerà di matrimonio, non di divorzio”, pur dicendo una cosa ovvia, sembra volersi difendere dal testo e dalla storia, ma potrebbe restare sorpreso dal leggere, proprio nel vangelo, che Gesù non è venuto per i sani, ma per i malati. Strani paradossi ci riserva la nostra fede nel Kyrios. Per comprenderli occorre unire alla impazienza della curiosità la pacatezza della complessità.
[…] Pubblicato il 6 aprile 2016 nel blog: Come se non […]
Caro Grillo, dirò solo due parole: già il fatto della lunghezza chilometrica del documento appare indicativo… non ci sarà nulla di risolutivo; sarà un documento che, preso a pretesto dagli uni e dagli altri, aggiungerà ulteriore confusione (come se già non bastasse).
Seconda cosa: è da quella maledetta espressione “chi sono io per giudicare” che tutto procede sempre verso direzioni ignote.
Conclusione: non so più che dire. L’afasia, per quanto mi riguarda, sembra essere la risposta più degna a questa amoris laetitia o laetitiae amor che ha sempre più i caratteri di un amore terrestre dive Dio resta un orpello (scomodo).
PS liturgico: può dire a quel suo caro vicario padovano (da lei citato) che consigliava di “fare dieci anni il camionista prima di occuparsi di liturgia” che il Veneto cerca molti patentati C che non abbiano il tempo di occuparsi di cose sante? Se voleva fare il camionista, perché si è messo a fare il prete? Perdoni l’acrimonia, ma più leggo certi suoi interventi, più capisco che la nostra Chiesa sta attraversando un periodo di confusione, a livelli allarmanti. Laetitia!