Il filosofo e il teologo: lo spazio per una riflessione politica alta
Vorrei suggerire un ascolto e una lettura. Si tratta di due testi pronunciati nel corso di questo ultimo mese, in occasioni diverse, ma assai affini per intenzioni. Mi sembra, infatti, che mai come in questi tempi abbiamo bisogno di alzare il livello del confronto e di attingere alle fonti più pure e profonde della nostra tradizione politica e culturale. Così ho pensato di accostare un grande discorso del filosofo Cacciari, tenuto a Monte Sole, il 25 aprile scorso, ad un altrettanto grande discorso del teologo Giuseppe Ruggieri, tenuto qualche settimana prima a Roma, per iniziativa del gruppo “Chiesa di tutti Chiesa dei poveri”. In entrambi i casi le ragioni della convivenza civile e della comunione ecclesiale sono ricondotte alla loro essenziale radice. E così superano in modo strutturale tutti qui rigurgiti di violenza identitaria e di indifferenza o disprezzo verso l’altro che attraversano in modo preoccupante tanto la comunità civile quanto la comunione ecclesiale. Il rimando al video del discorso di Massimo Cacciari è questo:
Il testo di Giuseppe Ruggieri si può leggere invece al seguente indirizzo:
https://www.chiesadituttichiesadeipoveri.it/per-una-lettura-messianica-della-crisi/#_ftnref11
Ascoltare un grande discorso e leggere un grande testo: anche così i cittadini e i cristiani possono uscire dalle ristrettezze e possono guardare più lontano. L’analisi della crisi appare in entrambi i discorsi lucida e la direzione per uscirne difficile, ma senza alternative. In questo caso condividere tali testi mi sembra un atto di onestà, tanto civile quanto ecclesiale.
Visto e letto, il concetto essenziale è lo stesso: da soli si perde, insieme si vince. Declinato in chiave evangelica suona come Amore.
Ma non è per niente facile né in chiave politica né in chiave religiosa. La storia attuale lo sta dimostrando in maniera davvero preoccupante. Ognuno pretende di avere ragione e difende il proprio orticello col filo spinato dell’egoismo.
È di oggi la notizia, per me scandalosa, di una richiesta, aperta alla sottoscrizione di tutti i cattolici del mondo, perché il Papa venga sconfessato come eretico.
La questione non avrà, a mio avviso, buon esito, ma trovo assai inquietante questa guerra aperta contro un Papa che si propone ( meritoriamente) di rifondare la Chiesa sulle radici del Vangelo.
Gent.mo prof. Grillo,
in tutta sincerità, mi sembra che il discorso di Ruggieri più che essere definito “grande” (aggettivo oggi inflazionato), possa al massimo essere qualificato come “interessante”. Se non altro perché esso costituisce un’ottima summa della speculazione teologica attualmente più in voga: è quella che molti assidui lettori di questo blog amano riassumere nel motto “la teologia di Papa Francesco che vuole rifondare la Chiesa sulle radici del Vangelo” (con l’implicito corollario: “mentre viene ostacolato dai tradizionalisti neopelagiani”).
Di fatto la lettura ruggeriana della crisi si presta ad alcune fruttuose considerazioni:
1) appare, oserei dire per la prima volta nel panorama teologico attuale, la lucida consapevolezza della presenza di una “crisi ecclesiale”; e ciò è tanto più straordinario, quanto più i laudatores dell’attuale corso si sperticano nelle lodi delle “magnifiche e progressive sorti” che da sei anni a questa parte dovrebbero caratterizzare la cristianità, in opposizione alle tenebre dei decenni precedenti;
2) la fenomenologia della crisi viene concretamente spiegata in forme sociologiche (pur negando a parole tale spiegazione), utilizzando le espressioni contenute in un’esortazione del Santo Padre a descrizione delle iniquità sociali e politiche presenti sul nostro pianeta e misconoscendo il ruolo che le strutture arcaiche di peccato (mi si consenta di nominarle in questi termini un po’ antiquati) hanno in tale situazione;
3) curiosamente tale crisi viene sfruttata per ri-creare un modello cristologico, su cui giustificare teologicamente la presenza e l’opera della chiesa contemporanea.
Non mi inoltro sui sentieri spinosi della cristologia e soteriologia attuali. Mi basta solo considerare che le riflessioni proposte dal Ruggieri, di primo acchito molto accattivanti (chi non direbbe che aiutare gli altri è evangelico?), sono di fatto molto pericolose, perché riconducibili ad un sottile (e perfido) neoarianesimo di ritorno. Ma non mi importano le etichette da affibbiare (anche perché non ho nessun compito ecclesiale in tal senso); mi importa invece sottolineare come il mistero cristiano (sintesi di Incarnazione e di Redenzione) venga ridotto ad un paradigma da declinare in scelte politicamente schierate, con l’aggravante di utilizzare quale motivo teologico la lotta (politica) alle disuguaglianze sociali. Il che equivale, in ultima analisi, alla rifondazione in chiave leaderistica dell’antico cesaropapismo: eterogenesi dei fini!
Al “grande” Ruggieri consiglieri solo la rilettura di “Introduzione al cristianesimo” (inutile nominarne l’autore): troverà le risposte più provocanti rispetto alle sue peregrinazioni mentali nel capitolo “Gesù Cristo: la forma fondamentale della professione di fede cristologica” (ediz. 2017 pp. 187 ss.). Si tratta, come vedrà, di questioni già ampiamente discusse (e superate); riproporle da parte di un esponente della “nuova teologia” appare, alla fine dei conti, un maldestro tentativo di ritorno ad un comodo passato fatto di clericalismi e collateralismi vari, più che l’illuminante proposta di trovare una strada chiara e sicura per affrontare un futuro ecclesiale prevedibilmente scomodo.
Un’ultima considerazione sulla frase ipercitata: “Poi potremo parlare di tutto il resto” (Francesco). Il comando “andate e predicate il Vangelo a tutto il mondo” viene di fatto ormai derubricato a “tutto un resto” che può essere facilmente omesso, con la scusa di una facile procrastinabilità (si veda anche, per un’impostazione analoga, l’ultima esortazione “Christus vivit”). Una tale reiterata presa di posizione equivale ad una liquidazione fallimentare del cristianesimo. Arrivati a questo punto, è giusto e opportuno che chi si espone con tali dichiarazioni agisca di conseguenza (“quello che devi fare, fallo presto”) con la trasparenza e la coerenza necessarie: due qualità di cui l‘attuale pontificato difetta ampiamente.
Con i migliori auguri.
Matteo Benedetti