Munera 1/2018 – Sergio Astori >> Narcisisti di oggi (e di domani?)

Narciso sta prendendo il posto di Edipo nelle menti e nei cuori dei nostri giovani?

Incuriosisce che «per dirsi qualche cosa» i ragazzi degli anni Sessanta, secondo il ritornello composto da Franco Migliacci (1963), dovessero «farsi mandare dalla mamma a prendere il latte», mentre quelli di oggi «per comandare» debbano andare «in tangenziale» (Fabio Rovazzi – Daniele “Danti” Lazzarin, 2016).

I “nati nel nuovo millennio” sono descritti dai mass media come autoreferenziali, poco motivati, impacciati nel confronto con mamme ipercinetiche e padri latitanti: i cosiddetti Papà-Pig, perché il padre di Peppa Pig non sa fare quasi nulla e la famiglia lo dimentica anche al picnic.

Nella rappresentazione popolare sembrano giovani orfani di genitori, consolabili solo col piacere chimico. «I tuoi genitori ti han sbattuto fuori, ti chiamo hai la batteria scarica, fatti ogni singola droga, per asciugarti ogni singola lacrima» rappa Gué Pequeno (2013).

Sono  davvero così fragili i pronipoti di Gianni Morandi? Sui mezzi pubblici incrocio gruppi di studenti che sanno alternare la commozione per il film Disney visto la sera prima a risatine maliziose su quanto “tira la foto di un tipo” sui social. In adolescenza la timidezza si trasforma spesso in esibizione. Li osservo e li ascolto, cercando di intuire dall’apparenza di oggi la forma matura di domani. Non voglio farmi accorgere. In ogni caso avverto il loro bisogno di farsi sentire. Non regolano il volume come per dire: noi ci siamo, dovete ascoltarci.

Sono in quell’età di tumultuosa trasformazione in cui avviene una grande selezione delle connessioni mentali create nel corso della vita infantile. Per molto tempo la comunità scientifica si è domandata come fosse possibile che il cervello degli adolescenti migliorasse in performance mentre se ne riduceva il volume. Succede che dopo una potatura, arriva un  germogliare. In gergo neuroscientifico si parla di sprouting del cervello adolescente. Mentre gli adulti stigmatizzano i teenagers ritenendoli instabili e capricciosi, la natura investe esponenzialmente su quell’immaturità protesa a un’affermazione più grande di sé. Loro sono la primizia dell’opera artistica più bella dell’universo, l’essere umano adulto, e con la loro pubertà stanno entrando nella fase in cui la natura li invita a prendersi cura di nuove generazioni.

Io li ascolto, come ho detto, e mi accorgo che non sono affatto superficiali. Colgono tutti i nodi cruciali della vita.

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