Quando si parla di persone in fuga si risvegliano immagini e paure ancestrali. È vero, fuga e migrazioni sono state da sempre importanti forze propulsive nella storia dell’umanità. D’altra parte, proprio questo fatto turba il bisogno elementare che abbiamo di una vita ordinata, che ci protegga da sorprese spiacevoli. I profughi sono lì a ricordarci che il mondo è stato sconvolto e che non possiamo chiudere gli occhi davanti a ciò che succede fuori dalla nostra porta. Questa nuda evidenza risulta particolarmente dura da accettare per quegli abitanti dell’Europa che per decenni hanno vissuto in una situazione geopolitica relativamente stabile, traendo profitto dai vantaggi di un forte mercato interno e dai privilegi di una mobilità incondizionata all’interno dello spazio Schengen.
Non appena lo straniero chiede protezione e il diritto a soggiornare nel nostro Paese, ecco che torniamo a ricordarci dell’esistenza delle frontiere, che credevamo dimenticate insieme a tutta la loro ambivalenza. Chi può venire da noi, chi ne ha il diritto? Chi può restare, temporaneamente o per sempre? Da solo o con la famiglia? Domande scomode, perché ci sono valide ragioni morali per dar loro una risposta relativamente generosa. Ma proprio qui iniziano i problemi. C’è uno scarto enorme tra l’ideale della libera circolazione e il ripristino dei controlli alla frontiera, tra chi vuole limitare la tendenza maniacale dello Stato a regolare tutto e chi invoca uno Stato forte che ci protegga dalle conseguenze spiacevoli di un’immigrazione incontrollata.
Sul piano del processo di unificazione europea stiamo ritrovando i problemi di controllo che all’epoca degli Stati nazionali erano tipici solo di quegli Stati che vedevano nella difesa militare e poliziesca dei propri confini l’espressione più evidente della propria sovranità. In più, agli occhi dei critici di una rigida politica in materia di profughi, l’Europa unita si è costituita come una fortezza inespugnabile che cerca di tenere lontani intrusi indesiderati dal proprio territorio con i suoi confini ben definiti.