Munera 1/2021 – Thierry Magnin >> La bioetica alla luce della sfida ecologica

Appena prima di entrare in questo tormentato tempo di pandemia, i parlamentari francesi stavano dibattendo il nuovo disegno di legge sulla bioetica. Nei dibattiti era sorprendente notare il ruolo essenziale riconosciuto all’individuo e ai suoi diritti, evidenziato con la seguente ingiunzione implicita: «La legge deve rispondere alla volontà e al desiderio dell’individuo fintanto che le tecnologie consentono di realizzarli e che la persona che le richiede non danneggi altri utilizzandole». Se i diritti dell’individuo sono essenziali, altrettanto lo è tenere in considerazione il “bene comune”. Molto spesso sembrava tuttavia che l’unico bene comune a cui tendere corrispondesse più o meno alla somma dei desideri individuali riconosciuti come decisivi per la libertà degli individui. La crisi del Covid-19 ha mostrato chiaramente come la “salute pubblica”, e non solo quella dell’individuo isolato, sia un bene comune essenziale. La salute dell’individuo dipende non solo dalle tecnologie mediche, ma in gran parte anche dalle sue modalità di relazione nella società. Già in tempi di epidemia, “stare a casa” sembra essere il miglior servizio che molti di noi possono fornire alla società e alla salute pubblica. Anche l’uscita dal lockdown richiede di prendere in considerazione un comportamento sociale esemplare. Il peso della tecnologia nell’affrontare l’epidemia è importante, ma tutt’altro che sufficiente. È l’intero sistema sanitario a venir messo alla prova, mentre la salute pubblica emerge come il vero bene comune.

Tuttavia, la mentalità generale pre-Covid lasciava percepire una forma di “onnipotenza” delle tecnologie, capaci di risolvere la maggior parte dei nostri problemi e di rispondere a molti desideri, anche considerando il corpo umano in parti “separate”. Parti che possono non solo essere riparate, ma anche potenziate. Questa forma di onnipotenza è ora ampiamente sfidata da un piccolo virus sconosciuto agli scienziati. Non si tratta qui di sminuire l’importanza delle tecnologie, né il loro sviluppo al servizio della salute degli individui, quanto piuttosto di vedere come il loro utilizzo e le questioni etiche ad esso connesse possano trovare un nuovo quadro di analisi a partire da ciò che l’odierna crisi sanitaria globale offre come orizzonte di riflessione in termini di ciò che è “comune”, di solidarietà e di fraternità.

Quale solidarietà e quale medicina vogliamo per noi stessi e per le generazioni future? L’attuale crisi sanitaria solleva più che mai il problema, che non è tuttavia di oggi. La nozione di progresso medico presuppone un’ampia apertura: è l’intero sistema sanitario a occuparsi di questo progresso, facendo della cura della persona umana il centro delle interazioni tra medicina, tecnologia, economia, management, formazione, accompagnamento medico-sociale, accompagnamento psicologico e accompagnamento spirituale. La pandemia aggiunge ora le dimensioni internazionali della globalizzazione collegate a questioni ecologiche, in particolare per quanto riguarda l’origine e la diffusione del virus.

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