Secondo Amnesty International sono 140 i paesi che hanno abolito la pena di morte, contro i 58 che ancora la mantengono in vigore (dati del 2015). Negli Stati Uniti, la pena capitale è ancora prevista in 31 stati. Secondo i dati del Death Penalty Information Center, negli USA il numero delle esecuzioni capitali è in costante calo, ma non è ancora destinato a fermarsi. Nel 2016 sono state portate a termine 20 esecuzioni (28 nel 2015) ma nelle carceri statunitensi ci sono ancora 2905 detenuti in attesa di esecuzione. Lo scorso novembre, in contemporanea con le elezioni presidenziali, gli elettori di diversi stati si sono pronunciati a favore della pena di morte, confermata in California e Nebraska, inserita nella costituzione in Oklahoma, e questo sebbene gli abolizionisti abbiano ottenuto alcune vittorie in Delaware e Florida, dove la procedura per la sua comminazione è stata perlomeno resa più complessa.
Ospitiamo un’intervista con Carlos Manuel Ayestas, condannato a morte nel 1997 e detenuto presso il penitenziario di Livingston, in Texas. Pur non condividendone necessariamente tutte le opinioni, e riconoscendo a chiunque il diritto di dichiararsi innocente, abbiamo voluto dare parola a chi oggi per definizione non ha voce, per riflettere su un tema che non può non interrogarci tutti, per quanto distante possa essere dalla nostra realtà quotidiana.