Munera 3/2015 – Andrea Grillo >> Libertà, riconoscimento e grazia

L’essenza stessa del mondo tardo-moderno si realizza nel configurarsi di un’accezione “inaudita” di libertà. Nel mondo antico con la libertà – affermata o negata – dell’uomo in quanto cittadino è data, a ogni soggetto, una rigida collocazione sociale, che diventa facilmente identificabile con una struttura ontologica. La novità moderna consiste essenzialmente nel fatto che ogni soggetto viene pensato come “libero per natura” e si iniziano a elaborare le condizioni sociali per la gestione di questa libertà. Al principio d’autorità stabilito dall’onore si sostituisce il principio di libertà pensato in termini di dignità. La questione che si apre, oggi, nel pensare la libertà, è determinata proprio dalla profondità complessa di quel fenomeno che appare come condizione di possibilità della stessa libertà. Una “genealogia della libertà” – assunta come riconoscimento della profondità originaria del mio essere libero – è la sola condizione per pensare diversamente la libertà. L’uomo diventa uomo se entra in relazione con autorità libere (Dio e prossimo), le quali, prendendosi cura di lui, lo aprono al tempo grazie alla parola. Si accede alla libertà “per grazia” di una autorità del bene: non “per sé”, ma “per altro”.

Acquista l'articolo
per continuare a leggere acquista questo articolo

Utente biblioteche abbonate: clicca qui »

Share