Nelle pagine di Mann ogni uomo, anche se giace nell’abisso più oscuro, scopre di essere eletto ossia scelto, amato e benedetto. Questa scoperta consente a Mann e quindi al suo lettore di abbandonare le chimere e i labirinti del pensiero anti-umano dei suoi maestri, Schopenhauer, Nietzsche e Wagner, e di giungere, anche grazie alla mediazione di Dostoevskij, con sottile e seria ironia a un mistero religioso vago, umanisticheggiante, apertamente schierato contro l’irreligioso e a tratti pure venato di cattolicesimo.
Questo accesso, mediato dalla formidabile figura dell’elezione umana, è possibile proprio grazie all’immersione nell’umano, nell’ethos al quale il letterato che ironicamente “riscrive” la Scrittura offre decisivi orizzonti di senso.