Nuova teologia eucaristica(/9): Eucaristia e antropologia (M. Rouillé d’Orfeuil)


 quadroandria

Un secondo intervento del Prof. M. Rouillé d’Orfeuil presenta una riflessione sulla relazione tra eucaristia, donazione e antropologia. Il “corpo” che la celebrazione eucaristica pone al centro è, allo stesso tempo, corpo sacramentale e corpo mistico: ciò indica una direzione alla antropologia in cui la esperienza del “dono” (corpo dato e sangue versato) diventa costitutiva della umanità dell’uomo.

“Cristo svela l’uomo a se stesso” (GS 22) 

Proposta per un’antropologia eucaristica

di 

Matthieu Rouillé d’Orfeuil

 In cruce latebat sola deitas

At hic latet simul et humanitas

(Sulla croce era nascosta la sola divinità,

Ma qui è celata anche l’umanità)

 La storia filosofica e scientifica dell’umanità potrebbe aver preso un nuovo corso e un ritmo in accelerazione nella seconda metà del Novecento, portando cambiamenti imprevedibili e suggerendo la possibilità di distruzione o trasformazione radicale della natura umana [1]. Al di là delle paure irrazionali e delle fantasie di onnipotenza e immortalità, gli uomini (tutti gli uomini) si confrontano con una nuova domanda, la quale non avremmo mai immaginato si sarebbe presentata un giorno.

All’umanità, come concepita dai Padri della Chiesa, dai Dottori medievali, dai teologi e filosofi dal Rinascimento o del 1950, era proibito decidere se l’esistenza della specie Homo sapiens su questa Terra fosse o non fosse buona cosa [2]. Ma questa è oggi una domanda possibile, che viene posta teoricamente (filosoficamente) e che potrebbe diventare anche concreta, tecnicamente accessibile, nel prossimo futuro : l’umanità può veramente scegliere moralmente di annientarsi o di “tras-umanizzarsi” da sé ? Questo sarebbe creare uno stato nuovo del mondo in cui la vita intelligente non sarebbe più legata a « carne e sangue ».

 Cosa significherebbe la consacrazione eucaristica in tale mondo ?

 La storia della teologia ci mostra che, al di là degli argomenti fisici, naturali, la realtà eucaristica ha reso possibile individuare il « corpo mortale » (Rm 6, 12), il « corpo psichico » di vita fisiologica, il « corpo spirituale » (1Co 15, 44), come corporeità gloriosa di vitalità escatologica nella resurrezione; ha anche segnato una apertura sulla contemplazione di un « corpo mistico » (Ef 5, 22-32) collettivo, ecclesiale, la cui coesione è amore spirituale (1 Cor 11 -12).

L’Eucaristia ha anche indicato il processo morale con il quale l’entrata in questa nuova fisicità escatologica viene operata, per modalità di resurrezione : ognuno può fare del suo corpo personale una immolazione paradossale, come di un « sacrificio vivente » (Rm 12, 1).

 È infatti la meraviglia del corpo eucaristico che ha portato il credente a mettere in discussione il proprio corpo fisico, fornendo così ad ogni uomo, attraverso la luce offerta dalla sua fede, con cui pensare anche un corpo spirituale (risorto), e un corpo mistico (Chiesa).

Se il fatto eucaristico ha concesso alla riflessione filosofica di andare (in ambito sacramentale, ecclesiologico [3]) oltre quanto era umanamente possibile, non ha – sembra – preparato gli argomenti che avrebbero permesso di ricevere un « corpo tecnologico » come risultato coerente di un progetto di umanizzazione. Il contributo dell’Eucaristia all’umanizzazione (e forse all’ominizzazione stessa, se possiamo dire che è stata fatta, simbolicamente e analogicamente, da qualche “effusione dello spirito”, cioè da una “epiclesi”, come suggerisce Gn 2, 7 [4]) non può essere semplicemente traslasciato e, in definitiva, è davanti all’Eucaristia, « corpo e sangue », che l’antropologia viene chiamata a posizionarsi, anche quando l’uomo è entrato in un dubbio sulla propria identità senza precedenti. Il principio formulato da Ireneo vale, in quanto generale, anche per l’antropologia :

 « Il nostro modo di pensare è in accordo con l’Eucaristia, e l’Eucaristia di rimando conferma il nostro modo di pensare ». [5]

 Il mistero eucaristico è, nel mondo, il punto di riferimento spirituale offerto a ogni uomo per consentirgli di pensare la propria umanità, come affermava Paolo VI, che forse intravedeva già l’urgenza di una così semplice affermazione :

 « Vi è inoltre ben noto, Venerabili Fratelli, che l’eucaristia è conservata nei templi e negli oratori come il centro spirituale della comunità religiosa e parrocchiale, anzi della Chiesa universale e di tutta l’umanità, perché sotto il velo delle sacre specie contiene Cristo capo invisibile della Chiesa, Redentore del mondo, centro di tutti i cuori, « per cui sono tutte le cose, e noi per lui » (1Co 8, 6). » [6]

 L’Eucaristia può essere giustamente considerata come « centrum spirituale… totius humanitatis » per ricordare che non può esserci umanità al di fuori dell’esperienza autorevole di un amore primordiale, di una donazione sempre antecedente, la cui reciproca benevolenza è, nell’umanità, il segno e anche l’esigenza.

 « Non c’è nulla di autenticamente umano – pensieri ed affetti, parole ed opere – che non trovi nel sacramento dell’Eucaristia la forma adeguata per essere vissuto in pienezza. » [7]

Qui appare tutto il valore antropologico della novità rivelatrice portata da Cristo nell’Eucaristia. Erede di Paolo VI, Benedetto XVI afferma il criterio ultimo di discernimento per fondare un’antropologia eucaristica : la realtà corporea dell’uomo viene legata al « corpo dato » (Lc 22, 19) in ringraziamento ; il sangue dell’uomo, cioè la sua vitalità biologica, viene legato a questo « sangue sparso » (Lc 22, 20), segno di vita offerta sull’altare (Lv 17, 11) [8] come argomento, prova di perdono universale (Mt 26, 28) reso effettivo nella « beata passione » [9] di Gesù.

Ricordare all’uomo il suo fondamento nella donazione, rammentargli la sua vocazione alla beatitudine nell’offerta, nella misericordia e nella risurrezione : forse, questa è, per oggi, l’emergenza eucaristica, in modo che davanti alla « divinità nascosta », alcuni abbiano ancora sufficiente e chiara lucidità per dire : « Ecco l’uomo » (Gv 19, 5).

[1] Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, 80. Il sitio dell’Associazione Italiana Transumanisti è del tutto eloquente.

Per una valutazione cristiana: G. Ravasi, « Le nuove sfide del dialogo tra morale e scienza », Lectio Magistralis in occasione del conferimento della laurea h.c. all’Università DEUSTO di Bilbao [4 marzo 2014].

www.cultura.va/content/cultura/it/organico/cardinale-presidente/texts/deusto.html

 « Perciò anche proposte del “transumanesimo” fatte da alcuni filosofi e genetisti rimangono fuori dal consenso etico della Chrisa e credo anche dal consenso civile » (E. Sgreccia, Conferenza Stampa di presentazione dell’istruzione « Dignitas personæ su alcune questioni di bioetica », [12 décembre 2008].

http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_20081212_conf-stampa-dignitas-personae_it.html

 

[2] R. Brague, « Un régime autre que la théocratie est-il possible ? », Revue d’Ethique et de Théologie morale 243 (2007) ; p. 102-123 ; ici : p. 123.

 [3] E. Falque, Les Noces de l’Agneau – Essai philosophique sur le corps et l’eucharistie, La nuit surveillée, le Cerf, Paris, 2011 ;

Id., Triduum philosophique – Le Passeur de Gethsémani – Métamorphose de la finitude – Les Noces de l’Agneau, le Cerf, Paris, 2015.  In italiano: E. Falque, Metamorfosi della finitezza – Saggio sulla nascita e la risurrezione, San Paolo, 2014.  Id., Dio, la carne e l’altro : da Ireneo a Duns Scoto, Le Lettere, 2015; X. Tilliette, Eucaristia e filosofia, Morcelliana, 2008.

 [4] L. Sentis, « Qu’est-ce que l’homme pour que tu penses à lui ? (Ps 8, 5) », Ethique 18 (1995) ; p. 116-122.

 [5] Ireneo di Lione, Adversus hæreses, 4, 18, 5 ; PG 7, 1028 ; SC 100, 610. CCC 1327.

 [6] Paolo VI, Lettera enciclica Mysterium fidei [3 settembre 1965] ; EE 7 – 911.

 [7] Benedetto XVI, Esortazione apostolica Sacramentum caritatis [22 febbraio 2007], 71.

 [8] « Infatti la vita dell’essere vivente è nel sangue e io lo do a voi per espiare all’altare per le vostre vite ; il sangue infatti, in quanto vita, espia » (Lv 17, 11).

 [9] Messale Romano, Preghiera eucaristica I, « canone romano ». Ignazio d’Antiochia, Lettera agli Smirnesi, I, 2 : « e dal frutto di ciò e dalla sua divina e beata passione noi siamo nati per innalzare per sempre, con la sua risurrezione, uno stendardo sui suoi santi e i suoi fedeli, giudei e pagani, nell’unico corpo della sua Chiesa ».

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