Due Sinodi sul ministero ordinato? Il terzo sogno di Martini e il terzo sinodo di Francesco
Nell’ottobre del 1999, C. M. Martini pronunciava nel Sinodo dei vescovi dedicato all’Europa un famoso discorso, nel quale presentava alcuni “sogni” che lo avevano visitato. In particolare il terzo sogno era di un sorprendente profezia:
“«Un terzo sogno è che il ritorno festoso dei discepoli di Emmaus a Gerusalemme per incontrare gli apostoli divenga stimolo per ripetere ogni tanto, nel corso del secolo che si apre, un’esperienza di confronto universale tra i vescovi, che valga a sciogliere qualcuno di quei nodi disciplinari e dottrinali che forse sono stati evocati poco in questi giorni, ma che riappaiono periodicamente come punti caldi sul cammino delle Chiese europee e non solo europee. Penso in generale agli approfondimenti e agli sviluppi dell’ecclesiologia di comunione del Vaticano II. Penso alla carenza in qualche luogo già drammatica di ministri ordinati e alla crescente difficoltà per un vescovo di provvedere alla cura d’anime nel suo territorio con sufficiente numero di ministri del Vangelo e dell’Eucaristia. Penso ad alcuni temi riguardanti la posizione della donna nella società e nella Chiesa, la partecipazione dei laici ad alcune responsabilità ministeriali, la sessualità, la disciplina del matrimonio, la prassi penitenziale, i rapporti con le Chiese sorelle dell’Ortodossia e più in generale il bisogno di ravvivare la speranza ecumenica, penso al rapporto tra democrazie e valori e tra leggi civili e legge morale.”
Nei progetti di papa Francesco possiamo scorgere una sorta di provvidenziale “attuazione” di questo sogno. In vista del Sinodo Ordinario del 2018 si potrebbe ipotizzare – o sognare – un cammino simile a quello realizzato sul tema della “famiglia”: far precedere al Sinodo ordinario del 2018, un Sinodo straordinario nel 2017. La cui preparazione dovrebbe iniziare in autunno 2016. Dunque tra pochissimo.
Il tema – sulla base di quanto è emerso in questi anni nel dibattito ecclesiale – potrebbe essere il “ministero ordinato nella Chiesa”.
In particolare potrebbe riguardare:
a) L’esercizio collegiale dell’Episcopato e la restituzione al Vescovo della piena autorità sulla liturgia diocesana.
b) La formazione dei presbiteri (con il ripensamento della forma tridentina del seminario) e la possibilità di ordinazione di uomini sposati
c) La teologia del diaconato e la possibilità di un diaconato femminile
Accanto a questi temi emergenti, e sulla scorta della esperienza del Sinodo sulla famiglia, dovrebbero essere considerate anche due modalità procedurali:
– anche per un sinodo sul “ministero ordinato” sarebbe assai raccomandabile procedere “dal basso”; consultando la base e formulando un questionario per ogni Sinodo, con il quale richiedere opinioni qualificate alle comunità ecclesiali. Nella formulazione delle domande sarebbe assai utile che si evitassero “false domande”;
– sarebbe molto opportuno pensare alla ripresa di una “felice esperienza conciliare”, che affiancò ad ogni Vescovo un “esperto”. Un vistoso deficit teologico è emerso con grande evidenza nel percorso sinodale più recente. Se ogni Vescovo avesse con sé un esperto – come accadeva al Vaticano II – questo potrebbe aiutare la mediazione, la formulazione, la ideazione e l’esercizio stesso della autorità.
I sogni di Martini e i progetti di Francesco: in questa corrispondenza, a distanza di meno di 20 anni, proviamo a recuperare il terreno perduto.
“la restituzione al Vescovo della piena autorità sulla liturgia diocesana”.
Potrebbe per favore chiarire questo punto con esempi concreti, senza stare inutilmente sul teorico? Grazie.
Non è “inutilmente teorico”, ma “sinteticamente espressivo”. Comunque, significa che le limitazioni e gli scavalcamenti determinati da Summorum Pontificum non hanno ora, né mai hanno avuto, alcuna giustificazione.
Allora aveva visto giusto; infatti mi chiedevo quale altra innovativa autorità potessero avere, visto il livello di deregulation che ormai vige nelle liturgie ordinarie. Proprio l’altro giorno gliene avevo messo un esempio: pneumatico e vessillo Ferrari sull’altare. Ma tanto questo piace alla nuova chiesa, “perchè attira giovani”…
In sostanza, quindi, si tratta solamente di intervenire a livello locale per evitare le celebrazioni “more antiquo”, dando ai vescovi licenza di vietare. Del resto abolire Summorum Pontificum sarebbe troppo “osè”, Ratzinger vivente… ma a Roma non hanno mai il coraggio di fare quello che pensano?
non è una cosa nuova. È solo il regime che vigeva prima di SP. E che non toglie ai vescovi la autorità.
Non risco a capire perché tanto astio nei confronti della Messa Tridentina.
No Diego ciò che non si capisce è l astio contro la messa di Paolo vi. Tutto si è complicato per la fragilità sul tema di papa Benedikt
Caro professore mi permetto di fare due segnalazioni:
1) riguardo ai seminari il papa in un discorso ai seminaristi novizie e novizi del 6 luglio 2013 ha sottolineato l’importanza dei seminari affermando testualmente ”meglio il peggior seminario che nessun seminario” (chiaramente bisogna inquadrare la frase nel contesto del discorso che vale la pena leggere per intero);
2) riguardo al diaconato femminile già la commissione teologica internazionale aveva affermato in un documento del 2002: ‘Alla luce degli elementi posti in evidenza dalla presente ricerca storico-teologica, spetterà al ministero di discernimento che il Signore ha stabilito nella sua Chiesa pronunciarsi con autorità sulla questione.”
Caro Professore,
Non si tratta di “negare il seminario”, ma di modificarne profondamente struttura, rapporto con le famiglie, spiritualità, disciplina, autocomprensione del soggetto in formazione, esercizio della autorità. Su tutto questo abbiamo ancora una impostazione tipica di una “società chiusa”. Che attira quasi soltanto soggetti problematici. Accontentarsi del “peggior seminario” è un disastro, al quale nessuno deve ridursi.
Per quanto riguarda il secondo punto, esercitare la autorità può appunto essere oggetto di una consultazione sinodale.
Un caro saluto
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