Blondel, Carofiglio e la manomissione dell’azione


action

Da tempo ritengo che una adeguata riflessione sul concetto di “azione” sia la via obbligata per il ripensamento della tradizione civile e cristiana. Ad ispirare questa convinzione si trovano una serie di premesse: la filosofia pratica contemporanea, la svolta linguistica, ma soprattutto il pensiero di M. Blondel e la sua riscoperta, a partire da una rilettura di Aristotele, del valore originario del concetto di “azione”.

Mediante questa grande elaborazione teorica, infatti, è possibile superare, in modo ponderato e argomentato, le forzature intellettualistiche che attraversano la tradizione comune e quella cristiana in modo particolare. Che l’azione non sia semplicemente “una conseguenza del pensiero”, ma abbia un tratto originario e non anticipabile, costituisce un guadagno irrinunciabile per il pensiero della fine del XIX secolo e di tutto il XX secolo.

Stupisce, perciò, che un autore intelligente come G. Carofiglio, che ha scritto un saggio importante sulla “Manomissione delle parole”, non si sia per nulla accorto di tutto questo travaglio, che attraversa l’intero pensiero del 900, e abbia potuto liquidare in due battute, durante una intervista a “Propaganda Live” di venerdì scorso, il tema di una valorizzazione della “azione”.

Forse la dimensione politica del discorso – ossia il commento del nome attribuito da C. Calenda alla nuova formazione politica, che si chiama appunto “Azione” – non ha giovato alla pertinenza della analisi. Sta di fatto che il ragionamento è stato proposto in due passaggi, troppo drastici e approssimativi:

– Nel Faust di Goethe si propone una “nuova traduzione” dell’incipit del Vangelo di Giovanni. E al testo “In principio era il verbo” si sostituisce la versione “In principio era l’azione”.

– Questo testo, che suppone un primato originario dell’azione, piaceva molto ad Adolf Hitler.

Ergo…se ne dovrebbe ricavare la problematicità nella sottolineatura della parola.

Tuttavia, come appare evidente, la deduzione non sembra molto cogente. E dimostra, da parte di Carofiglio, il cedimento ad una manomissione delle parole piuttosto grave. Essa dimentica alcune cose piuttosto importanti come: il concetto di azione non è semplicemente una “volontà di potenza” sottratta al controllo dell’intelletto e della ragione, ma è una delle condizioni originarie della parola e del pensiero. Lo studio della azione, quindi, non è semplicemente una forma pericolosa di “antiintellettualismo”, ma è una delle forme con cui la ragione scopre le proprie condizioni, immanenti e trascendenti. Mi sembra utile ricordare inoltre che:

– citare un’opera letteraria come il Faust non può essere la garanzia di una dimostrazione apodittica;

– allegare i gusti estetici e teoretici di un famigerato dittatore non funziona in modo tale da squalificare tutto ciò che a lui era gradito e da qualificare tutto ciò che egli disprezzava.

Una maggiore cautela nel maneggiare le parole e le argomentazioni potrebbe giovare a tutti. Anche a coloro che, a giusto titolo, hanno scoperto pericolose manomissioni e le hanno giustamente denunciate. Ma ci sono manomissioni volute e manomissioni non volute. Le prime sono più gravi delle seconde, però entrambe fanno male, tanto alla cultura comune e quanto alla coscienza di ogni singolo. Soprattutto, nel caso in cui si abbiano problemi con la azione, o con “Azione” – e sono entrambe eventualità del tutto legittime – si dovrebbero comunque trovare argomenti fondati, e non fornire soltanto allusioni puramente emotive. Perché altrimenti si compie una “azione” che viene ridotta proprio al quel significato “brutale” che si vorrebbe contestare.

Per tentare di ovviare a queste forme troppo “leggere” di analisi delle parole, suggerisco una bella occasione di riflessione comune. Domani, 3 dicembre, alla università Gregoriana, alle ore 17.30, organizzata dal Centro Hurtado, ci sarà una conferenza del prof. G. Bonfrate dedicata proprio a M. Blondel e al suo concetto di “tradizione”, per il quale egli ha usato una nozione di “azione” diversa da quella convenzionale, ma non per questo “sospetta” o “censurabile”.

 

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