Una nuova prefazione a due traduzioni


duetraduzioni

Il Centro di Pastorale Liturgica di Barcellona ha tradotto in catalano e in castigliano il volume “Riti che educano”. Per l’occasione ho scritto una breve prefazione che riporto qui sotto. Ringrazio di cuore Daniel Palau Valero per la iniziativa e per la cura dei volumi e della collana.

Una nuova fase di recezione del Concilio Vaticano II

Prologo alla edizione catalana/spagnola di “Riti che educano”

 Ora che questo volume, 8 anni dopo la sua edizione in italiano nel 2011, viene tradotto in catalano e in castigliano, la occasione appare opportuna per dire una parola sulla sua genesi e sui suoi obiettivi. Il libro è nato dalla idea di riscoprire il rito cristiano – ossia i sacramenti e la liturgia della Chiesa – come un linguaggio primario per la identità del battezzato. Questa è una idea che ha fatto nascere, più di un secolo fa, il Movimento Liturgico, che poi ha profondamente trasformato il modo di pensare e di celebrare i sacramenti. Il Concilio Vaticano II ha fatto propria questa nuova visione e ha profondamente ispirato la riforma liturgica che ne è scaturita. Ma la Riforma non è stato altro che lo strumento autorevole perché la “azione rituale” tornasse ad educare la Chiesa nella sequela del suo Signore. Le cose scritte 8 anni fa sono passate al crogiolo della storia di questi anni, che hanno visto l’inizio inatteso e benedetto del pontificato di papa Francesco. Con il marzo del 2013 iniziava una nuova fase della recezione del Concilio Vaticano II. Tale fase rilanciava con rinnovato vigore, superando le molte esitazioni e perplessità degli ultimi decenni, la forza del progetto conciliare di riforma della Chiesa. Bisogna riconoscere, infatti, che la riforma liturgica è stata la prima riforma ad essere attuata. Ma è anche quella riforma che ha subito gli svuotamenti e gli ostacoli più viscerali. Il volume tenta di mostrare come la riscoperta delle azioni rituali, che costituiscono anzitutto i 7 sacramenti, esige la elaborazione di una “partecipazione attiva”, da parte di una “comunità sacerdotale”, che struttura la Chiesa con dinamiche e forme in parte decisamente nuove. In tale percorso il ruolo di una “teologia dei sacramenti”, che si lasci illuminare dalla originarietà della azione rituale, costituisce un contributo urgente per una efficace conversione ecclesiale. All’interno del progetto ecclesiale e pastorale della “chiesa in uscita” voluto da papa Francesco, il senso di questo volumetto acquisisce ancor maggiore forza e più nitida evidenza. La iniziazione dei soggetti cristiani alla “azione rituale comune” appare, anche oggi, forse ancor più di prima, l’orizzonte promettente di un lavoro teologico, che diventa sapienza pastorale e finezza spirituale. Una pastorale e una spiritualità che sono custodite dai linguaggi elementari e non-verbali di cui la liturgia è così ricca. Di tale ricchezza rituale la Chiesa non può fare a meno, se vuole restare se stessa traducendo la tradizione del rapporto di culto e di santificazione con il proprio Signore. Ma solo mettendosi in ricerca, con audacia e con modestia, la Chiesa potrà dar corso a questo disegno conciliare di conversione e di riforma, con tutta la fedeltà creativa e con tutta la rigorosa immaginazione che la tradizione – quella vera e sana – ha sempre saputo riconoscere, gustare e mettere in atto.

Savona, 20 settembre 2019

Share