Munera 1/2022 – Editoriale

Il dilagare del Covid ha segnato ormai da due anni la fine dell’ordinarietà.  La gravità e la varietà dei problemi innescati dalla pandemia sono state chiare fin dai primi mesi e già allora, riflettendo sulle sfide epocali che si paravano innanzi alla nostra società, Munera si era interrogata su come avrebbe potuto essere il mondo che sarebbe venuto una volta che il peggio fosse passato.

Oggi, mentre l’emergenza non è ancora terminata, volgiamo l’attenzione allo strumento dal quale dipenderà in larga misura la costruzione di quel mondo, ossia il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (“PNRR”), predisposto dal Governo per accedere agli aiuti finanziari messi a disposizione dall’Unione Europea con il programma Next Generation EU (“NGEU”).  

Il PNRR, infatti, è il piano di interventi che consentirà alle istituzioni italiane di programmare, finanziare e realizzare opere e riforme investendo sia i 191,5 miliardi di Euro resi disponibili dal NGEU, sia altre risorse, per un totale di circa 250 miliardi di Euro[1].

Si tratta con tutta evidenza di uno strumento straordinario, e non solo per l’entità della somma.

Quando nelle prime fasi della pandemia ci si è resi conto che l’Italia, come altri Paesi, non sarebbero riusciti da soli a superare gli effetti di quanto stava accadendo, abbiamo letto che anche il futuro dell’Unione europea era appeso a un filo, essendo in corso in quel momento «una guerra di religione monetaria sul debito pubblico […] tra gli Stati che intendono finanziare la ricostruzione con una nuova forma di debito condiviso (gli Eurobonds) e coloro che invece ritengono che ogni Stato debba utilizzare le risorse di cui già dispone o i meccanismi ordinari di finanziamento»[2].

La battaglia – culturale prima che finanziaria – non è stata semplice, ma alla fine le posizioni più rigoristiche dei c.d. Stati frugali hanno ceduto il passo a visioni politiche di maggior respiro, sicché il PNRR è in primo luogo il segno tangibile di questo cambio di passo e di una ritrovata solidarietà europea.

Il Piano, tuttavia, non è espressione di assistenzialismo. Al contrario le risorse messe a disposizione dall’Unione dovranno essere utilizzate per attuare investimenti in alcuni settori strategici indicati dallo stesso programma Next Generation, in modo che l’impegno finanziario dispiegato per superare la pandemia sia pure l’occasione per sostenere la transizione verso un futuro all’insegna della sostenibilità sociale, economica e ambientale secondo il disegno tracciato dalla Commissione europea.

In tal senso le linee di intervento individuate dal programma europeo sono 6: digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per una mobilità sostenibile; istruzione e ricerca; inclusione e coesione; salute. Il PNRR ruota attorno a queste 6 Missioni e alle sottostanti componenti, che i soggetti a vario titolo competenti dovranno ora declinare in misure e opere concrete.

La posta in gioco è altissima e dalla capacità del sistema nazionale di cogliere questa opportunità di modernizzazione dipenderà in larga misura il futuro del Paese. La pandemia, infatti, ha evidenziato le molte debolezze della società italiana e le sue disuguaglianze sociali e territoriali (specie tra sud e nord). Per questo è essenziale che i fondi a disposizione siano usati con lungimiranza, innescando un processo positivo che possa regalare a ciascuno nuove prospettive. D’altra parte, se questo non dovesse avvenire, se le opere e le riforme programmate non saranno in grado di costruire un sistema più efficiente ed equo ma diventassero l’ulteriore occasione per il malaffare o la semplice inefficienza, allora sarebbe davvero la fine, e tutto si tradurrà in ulteriore debito pubblico a carico delle generazioni a venire.

Per queste ragioni, il PNRR è in definitiva per il nostro Paese, per le sue istituzioni, per ciascuno di noi il momento della verità, l’occasione per fare i conti con la realtà e chiarirci chi siamo, in che Paese vogliamo vivere, che ruolo vogliamo giocare nel mondo che cambia.

 


[1] Cfr. www.mef.gov.it/focus/Il-Piano-Nazionale-di-Ripresa-e-Resilienza-PNRR

[2] G. Tognon, Gli altri virus dell’Unione europea, «Munera», 2/2020, 71-79.

 

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