Munera 3/2024 – Enrico Tallone » Estetica e spiritualità dei caratteri

L’evolversi delle forme estetiche dei caratteri che dalla metà del XV secolo hanno divulgato il pensiero della civiltà occidentale per mezzo dei tipi mobili merita alcune considerazioni, essendo tali caratteri una sorta di “abito” delle parole, così come i formati e le impaginazioni dei libri ne sono l’ambiente e l’atmosfera.

Se nel disegno dei caratteri fossero stati estremizzati come altrove i postulati della sintesi e della velocità, dovremmo leggere da secoli libri fitti di codici a barre o di segni stenografici simili a quelli inventati dal liberto Tirone per trascrivere e mettere agli atti i discorsi di Cicerone al Foro Romano. Evidentemente, nel corso del tempo, gli occhi dei lettori hanno gradito e promosso – vox populi vox dei – quegli stili che, rivelando corrispondenze tra forme e suoni, sono entrati a far parte della memoria collettiva della civiltà occidentale, anche in virtù della loro bellezza formale e forza espressiva. A questo proposito, si pensi alle linee sinuose della lettera S, la cui pronuncia ne evoca la fluidità, oppure alla Z il cui suono, più duro, trova riscontro nella presenza di angoli acuti.

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