Come guardiamo alla vita in questo tempo complesso, nel quale sempre più spesso eventi tragici attraversano le nostre esistenze, toccandole in prossimità e a distanza? Come ci rapportiamo alle dimensioni – all’apparenza incontenibili – della distruzione, della povertà, della disperazione che, sempre più di frequente ormai, segnano le nostre quotidianità? Quale effetto produce in noi osservare scenari di guerra, ascoltare i racconti di chi li sperimenta e li vive, di chi li conosce di riflesso e da essi è personalmente toccato e profondamente turbato, piuttosto che incontrare situazioni quotidiane di povertà o disperazione, riguardanti persone che stanno di fronte a noi?
Ciò a cui assistiamo sradica certezze e aspirazioni, rimette in discussione convinzioni e comportamenti, chiama in causa ciascuna e ciascuno di noi, a patto di sapersi lasciar toccare da tali condizioni, a patto di saper identificare modalità di recepire e reagire a quanto osserviamo, inermi, mentre siamo comodamente seduti sui nostri divani, materiali o metaforici essi siano.