Munera 3/2014 – Stefano Biancu >> Per una speranza davvero umana

C’è una speranza troppo-umana che è istinto vitale: per essa il tempo è irrimediabilmente nemico, in quanto conduce inesorabilmente alla morte. Ma c’è anche una speranza che giunge all’uomo dall’esterno, sotto forma di una parola umana o di una parola divina che gli domanda di prendere posizione in vista di una relazione. Questa speranza seconda non rinnega la prima, ma anzi la apre e la rifonda, rivelando ad essa il suo destino di relazione: è la relazione che vince realmente la morte, non la mera conservazione di un’esistenza chiusa in se stessa. La verità del tempo sta nella relazione, non in una sua estenuazione.

Questa seconda speranza non è dunque altro dalla speranza troppo-umana, ma è quella stessa speranza salvata dalla sua chiusura in se stessa: è la speranza che si è lasciata interpellare e che ha acconsentito a una parola che l’ha disturbata e decentrata, in vista di una relazione. È la stessa speranza troppo-umana divenuta umana grazie a una parola umana e oltre-umana.

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