Chi dite che io sia?
XII domenica del Tempo ordinario – C
LETTURE: Zac 12,10-11.13,1; Sal 62; Gal 3,26-29; Lc 9,18-24
Introduzione
Con il brano evangelico di questa domenica ci avviciniamo al centro del Vangelo di Luca che consiste nell’inizio del grande viaggio che condurrà Gesù a Gerusalemme per essere innalzato nella sua Pasqua. Il testo del Libro del Profeta Zaccaria (I lettura) ci fornisce la chiave di lettura attraverso la quale leggere la pagina evangelica nella liturgia. Secondo il profeta Dio riverserà sopra gli abitanti di Gerusalemme uno spirito di grazie e di consolazione attraverso un suo rappresentante, una figura regale, che avrà subito da parte di loro stessi una morte violenta. Attraverso questa pagina profetica siamo chiamati a leggere il brano di Luca per vedere in Gesù quella figura grazie alla quale, secondo Zaccaria, vi sarà «una sorgente zampillante per lavare il peccato dell’umanità.
Il brano della Lettera ai Galati (II lettura) pone al centro la fede in Cristo Gesù come elemento che abbatte ogni muro di separazione. L’evento del battesimo ha reso il cristiano una creatura nuova, rivestendolo di Cristo. Questa novità di vita che nasce dall’adesione a Cristo emerge anche nel vangelo nella dinamica tra la pasqua di Gesù e il cammino che il discepolo è chiamato a compiere alla sua sequela.
Riflessione
Identità e preghiera
Il ministero di Gesù è giunto ad un punto di non ritorno: egli deve prendere una decisione. La sua fedeltà al Padre e alla sua missione lo condurrà inevitabilmente ad incontrare la contrapposizione delle autorità religiose e politiche del suo tempo. Gesù è chiamato a un ulteriore passo nella comprensione di se stesso e della sua missione. In questo contesto troviamo la duplice domanda sulla sua identità che egli rivolge ai suoi discepoli in riferimento alla gente e a loro stessi: la gente chi dice che io sia, voi chi dite che io sia.
Nella versione di Luca di questo episodio riportato anche dagli altri Sinottici (Mc 8,27.30; Mt 16,13-20) troviamo un tratto caratteristico del terzo Vangelo: il riferimento alla preghiera di Gesù (Lc 9,18). Viene così a costituirsi un legame tra la domanda circa l’identità di Gesù e la sua preghiera. Si usa il verbo al participio molto vicino alla costruzione di una frase di sapore semitico che potrebbe essere resa così: e avvenne nell’essere lui orante. Gesù deve decidere della sua vita di fronte alle opposizioni che ha incontrato nel suo ministero. Dopo questo momento egli deciderà di andare a Gerusalemme e comincerà il suo grande viaggio che lo condurrà alla sua pasqua nella Città santa (Lc 9,51). In questa situazione, di fronte a questa decisione fondamentale per la sua vita Gesù, mentre è in preghiera, pone questa domanda ai suoi discepoli. Due cose possiamo sottolineare. Innanzitutto ancora una volta nel Vangelo di Luca Gesù è in preghiera in un momento particolarmente significativo della sua missione, di fronte ad una decisione importante. In secondo luogo egli in preghiera si pone la domanda circa la sua identità e la comunica ai suoi discepoli. C’è un legame tra scoperta della propria identità e preghiera, relazione con il Padre. Davanti a Dio Gesù sente la necessità di interrogare i suoi discepoli circa la sua identità.
Questo tratto della preghiera del Signore ci fa scoprire qualcosa anche della nostra preghiera. La preghiera infatti è anche per noi il luogo nel quale scoprire la nostra identità davanti a Dio. Mettendomi davanti a Dio e alla sua Parola io posso porre le domande giuste che su di me, sulla mia identità.
Modelli del passato e novità
Un altro aspetto del brano evangelico che possiamo prendere in considerazione riguarda le risposte che Gesù riceve alle sua domande. In un primo momento la domanda che Gesù rivolge ai suoi discepoli riguarda l’opinione della folla: le folle chi dicono che io sia? Si tratta dell’opinione della gente che h ascoltato e seguito Gesù nel suo ministero che indubbiamente ha conosciuto momenti di successo straordinario. La folla è sempre una realtà ambigua e instabile che nelle sue opinioni cambia parere velocemente. Può passare dall’esaltazione al rifiuto e all’ostilità da un momento all’altro. E’ proprio ciò che sperimenterà Gesù nelle sue vicende a Gerusalemme.
L’opinione della folla riguardo a Gesù, secondo quanto riportato dai discepoli, fa riferimento a figure profetiche: Giovanni Battista, Elia, uno dei profeti. In Lc 9,7-9, riportando diverse opinioni sull’identità di Gesù, si dicono proprio queste cose. I discepoli dunque sono veramente a conoscenza di ciò che si dice di Gesù. In questa risposta due sono le caratteristiche principali: che si faccia riferimento ad figure tutte di stampo profetico e che si tratti di personaggi del passato. Dei profeti si parla esplicitamente di “uno degli antichi profeti”. Innanzitutto Gesù viene percepito come un profeta come uno che porta la Parola di Dio nella storia presente. Quindi si tratta di una opinione molto positiva di Gesù e per di più anche vera. In tutto il Vangelo di Luca Gesù è presentato Gesù si presenta come una figura profetica. Tuttavia la, come sempre accade, la folla interpreta la figura di Gesù unicamente a partire da modelli del passato. Certamente si tratta di figure altissime, come Giovanni Battista ed Elia, l’ultimo e il primo dei profeti, tuttavia Gesù è presentato come la ripetizione del passato.
Quando Gesù si rivolge invece direttamente ai suoi discepoli, che con lui hanno condiviso la vita, la risposta cambia. Pietro afferma: il Cristo di Dio. Non è più una figura del passato. Si tratta della figura che appartiene al futuro per eccellenza, il Messia atteso. I discepoli, le figura più vicina a Gesù, sanno cogliere in lui qualcosa di più che la riedizione del passato. Essi hanno colto in Gesù la sua originalità e novità.
Il Cristo di Dio e i suoi discepoli
Tuttavia c’è ancora un passo da fare. L’espressione usata da Pietro può sì indicare una novità riguardo all’identità di Gesù, ma anch’essa corre il rischio di essere fraintesa. Per questo Gesù ordina ai suoi discepoli di non rivelare a nessuno quanto è stato detto della sua identità e comincia ad annunciare loro qualcosa del suo modo di essere Messia. Tutto il resto del racconto di Luca, il grande viaggio verso Gerusalemme fino ai piedi della croce, servirà per rivelare il senso della messianicità di Gesù, della novità più autentica della sua persona, che si riflette inevitabilmente sull’identità dei suoi discepoli.
Gesù parla di una “necessità” che non è un destino ineluttabile, un piano di Dio al quale egli non può sfuggire. Si tratta della necessità che appartiene profondamente alla sua persona e alla sua identità. Il senso della sua esistenza e della sua missione è legato al dono della sua vita e si riflette sulla missione e sull’esistenza dei suoi discepoli. C’è un legame profondo che emerge dal testo tra l’identità di Gesù e quella dei discepoli. Si tratta di un aspetto che andrà sempre più approfondendosi nel racconto di Luca nel viaggio verso Gerusalemme e che nel nostro brano emerge con molta chiarezza.
Nel testo troviamo enunciato il cuore dell’identità di Gesù che si riflette anche nell’esistenza dei discepoli. Si tratta di un modo di intendere la vita: chi vuole salvare la propria vita la perderà. La comprensione del Vangelo e dell’identità di Gesù parte da qui. Non si può essere suoi discepoli senza assumere questa prospettiva vissuta da Gesù nella sua croce (Lc 9,23).
Identità di Gesù e Scritture
In questo brano possiamo imparare la via per scoprire l’identità di Gesù anche per il nostro percorso individuale e comunitario di fede. Un passaggio fondamentale e insostituibile è il confronto con le Scritture. Senza questo riferimento Gesù rimane indecifrabile e incomprensibile. E’ grazie ad esse, alle Scritture, se possiamo riconoscere il volto di Gesù profeta e Messia. I discepoli di Gesù sono chiamati a leggere tutte le Scritture, Primo e Nuovo Testamento, alla ricerca del suo.
Tuttavia la nostra lettura delle Scritture alla ricerca dell’identità di Gesù non può fermarsi qui: occorre un approccio alle Scritture capace di aprirsi alla novità che Dio continuamente dice e opera. Fare riferimento alle Scritture quindi non significa unicamente andare alla ricerca di modelli del passato da ripetere nel presente, ma lasciare che la Parola di Dio risuoni sempre nuova nella nostra vita. In fondo è questo il principio fondamentale della lectio divina.
Infine possiamo aggiungere un ultimo aspetto che il brano evangelico di questa domenica di insegna. La scoperta del volto di Gesù, ci porta all’incontro con la nostra identità di discepoli. Quindi anche nella lettura delle Scritture non incontriamo mai solamente il volto di Dio, ma impariamo anche a conoscere noi stessi davanti a lui e alla sua Parola, proprio come faceva Gesù stesso ritirandosi in luoghi solitari a pregare.
Matteo Ferrari, monaco di Camaldoli