Come un sogno
DOMENICA FRA L’OTTAVA NATALE – A
Sir 3,3-7; 14-17a; Col 3,12-21; Mt 2,13-15.19-23
Introduzione
Le letture di questa domenica del Tempo di Natale sono dominate dal tema della famiglia. Sebbene il brano evangelico permetta una pluralità di interpretazioni, la prima e la seconda lettura guidano verso il tema della famiglia. Il libro del Siracide (Sir 3,3-7; 14-17a) parla soprattutto del rapporto dei figli verso i genitori, come fondamento per una vita benedetta. Nell’«onore» per il padre e la madre il Siracide vede la radice di una vita che porta frutti nel futuro, una esistenza feconda. La lettura tratta dalla Lettera ai Colossesi (Col 3,12-21) parla dei rapporti interpersonali trasfigurati dall’esperienza del perdono e dell’amore di Dio in Cristo, che riguardano anche le relazioni all’interno della famiglia. Il brano evangelico (Mt 2,13-15.19-23), in questa prospettiva, è una scena di vita famigliare, nell’affrontare le difficoltà alla luce della Parola di Dio.
Commento
«Come un sogno al mattino, come l’erba che germoglia» (Sal 90:5; cf. Sal 73,20). Con queste immagini – il sogno e l’erba del campo – i salmi indicano una realtà inconsistente che presto svanisce: come un sogno notturno che al mattino facciamo fatica a ricordare. Eppure, il vangelo di questa domenica ci parla di sogni che salvano la vita, in continuità con quel sogno di Giuseppe che abbiamo già trovato nella IV Domenica di Avvento e che annunciava la nascita dell’Emmanuele. Nel brano del Vangelo di Matteo i sogni di Giuseppe salvano la vita al bambino che è nato e a sua madre Maria. Attraverso i sogni – realtà così fragili ed evanescenti – Giuseppe può salvare la vita a suo figlio e a sua moglie, può dare loro un futuro.
Nella Bibbia a volte, in sogno Dio fa conoscere la sua Parola. Giuseppe ogni volta che “in sogno” ascolta la Parola di Dio si affretta a realizzarla, prendendo con sé il bambino e la madre. Il testo insiste molto sul rapporto tra il sogno e la sua realizzazione, portata avanti con prontezza e generosità. C’è un’obbedienza che Giuseppe esercita nei confronti dei suoi sogni, attraverso i quali può conoscere la sua storia personale e famigliare con gli occhi di Dio.
La Parola di Dio si comunica a Giuseppe attraverso un mezzo che i salmi utilizzano per indicare ciò che è passeggero, ciò che è fragile e difficile da interpretare. Non tutti infatti sanno interpretare i sogni: le storie di Giuseppe nel libro della Genesi e di Daniele ce lo insegnano chiaramente. Eppure, nel testo di Matteo, la Parola di Dio sceglie proprio questo mezzo e Giuseppe è pronto a mettere in pratica ciò che “in sogno” il Signore gli ha rivelato.
Il vangelo di oggi ci insegna, attraverso la figura di Giuseppe, a non avere paura dei nostri sogni, a non considerarli troppo fragili, troppo irreali, troppo evanescenti. La nostra vita, come quella di Gesù, Maria e Giuseppe, è salvata dai nostri sogni. La Parola di Dio è un sogno per la nostra vita: un sogno di pienezza, di bellezza, di bontà. Dobbiamo saper divenire come Giuseppe “attenti” ai nostri sogni e ai sogni di Dio per noi.
Ogni sogno disatteso è portatore di morte, mentre ogni sogno accolto e realizzato salva la vita. Ce lo insegna la vicenda della moglie di Pilato nello stesso Vangelo di Matteo (Mt 27,19). Ricordate quell’episodio così enigmatico, che accade durante il processo di Gesù, quando la moglie di Pilato si reca dal marito, mentre siede in tribunale, per dirgli: «Non avere a che fare con quel giusto, perché oggi, in sogno, sono stata molto turbata per causa sua» (Mt 27,19). È il sesto sogno del Vangelo di Matteo. Tutti gli altri cinque erano stati ascoltati e realizzati ed erano stati motivo di salvezza. Gesù è il sogno i Dio per l’umanità e quel sogno disatteso della moglie di Pilato causa il rifiuto e l’uccisione del sogno di Dio per noi.
Conclusione
I sogni, pur deboli e fragili, sono l’unica nostra possibilità per salvare la nostra vita. Ed essi sono una realtà che nessuno può rubarci, se non siamo noi a lasciarli svanire e a dimenticarli, a considerarli solo illusioni passeggere. In questa domenica la Parola di Dio ci invita a non lasciare che i nostri sogni ci vengano rubati; a non aver paura, come Giuseppe, di sognare. La Lettera ai Colossesi ci invita: «la parola di Cristo abiti tra voi nella sua ricchezza». Se la Parola di Dio abita in noi, anche le nostre relazioni possono essere trasfigurate e la pace di Cristo può regnare nei nostri cuori.
Matteo Ferrari, monaco di Camaldoli