Dalla cenere al fuoco


Mercoledì delle Ceneri

É strano il percorso che la Quaresima ci fa compiere… normalmente si va dal fuoco alla cenere! E’ questa la realtà che noi conosciamo. Un fuoco che arde, consuma, scalda… ma poi lentamente non rimane che un mucchietto di cenere che altrettanto lentamente perde il suo calore.

Questa è la normalità della nostra esperienza, ma il cammino di Quaresima ci invita a compiere un percorso inverso, che in qualche modo sfida il nostro modo di pensare e la nostra esperienza di ogni giorno… Con il tempo di Quaresima infatti dalla cenere andiamo al fuoco che arde nel buio della Veglia Pasquale.

Dalla “cenere”…

Si parte dalla cenere del “Mercoledì delle Ceneri”. La cenere nella Bibbia è il segno della “penitenza”. Ricorda all’uomo la sua povertà e la sua piccolezza, la sua fragilità. Di fronte a Dio Abramo dice «Ecco che ricomincio a parlare al mio Signore io che sono polvere e cenere…» (Gn 18,27). Di fronte a Dio l’uomo si sente come “cenere”, cioè come qualcosa che facilmente viene dispersa dal vento, qualcosa di poco sussistente, di fragile e di umile. Anche nel libro della sapienza dell’uomo si afferma: «il corpo diventerà cenere e lo spirito si disperderà come aura leggera» (Sap 2,3). Di fronte a Dio anche Giobbe riconosce la sua piccolezza e dice: «provo disgusto nei miei confronti e mi pento sulla polvere e sulla cenere» (Gb 42,6).

La cenere è quindi un segno che ci richiama al nostro porci alla presenza di Dio. Ci pone come creature davanti al Creatore, come servi di fronte al Signore. Il cammino della Quaresima inizia nella cenere perché ogni cammino di “ritorno” a Dio ricomincia quando noi siamo disposti a porre in questione il nostro modo di porci dinnanzi a lui.

Nella medesima direzione va l’altro segno che caratterizza la quaresima: il digiuno. Non si digiuna per “farsi del male”, ma si digiuna per “proclamare” la nostra disponibilità a lasciare spazio a lui nella nostra vita, per sentire “fame” della sua Parola… per creare dentro di noi un vuoto che “attende” di essere riempito!

Certo questo della “cenere” può sembrare un segno troppo “austero”, troppo negativo e “pessimista” nei confronti dell’uomo… ma in realtà è un segno estremamente “reale” che ci fa ripartire da ciò che resta del nostro voler “fare da soli”, dagli esiti delle “nostre scelte” lontane dai “sentimenti” di Dio. Un segno che ci rimanda anche al nostro “amore” che si raffredda, ai nostri slanci iniziali che si allentano, ai nostri entusiasmi che si spengono…

Un segno per “ritornare”! Ritornare dall’autosufficienza alla vita vissuta sotto lo sguardo di Dio; da una vita auto-centrata, ad una vita aperta all’Altro e all’altro/a. Un segno per ritornare all’“amore di un tempo” (Ap 2,4), abbandonando la nostra “tiepidezza”.

In sé la cenere sarebbe un segno di “disperazione”! Cosa può venire dalla cenere? Ma in realtà nella prospettiva della Quaresima è un segno per “ripartire”… anzi la condizione per “ripartire”. Non è la “dichiarazione” che tutto è male e nessun segno di vita e di luce ci sia nella nostra vita, nella vita della Chiesa e dell’umanità… ma è il riconoscimento di quelle realtà che non sono positive, quelle realtà che sono finite in “cenere”… le nostre sconfitte. Riconoscere queste è il primo passo per “ritornare”! Sapendo che “da soli” non siamo capaci di far rinascere il fuoco dalla cenere, né di far nascere la vita nella terra arida…

…al “fuoco”

Al termine del tempo di Quaresima troviamo un fuoco nell’oscurità della notte, una luce in mezzo alle tenebre. In una notte, simbolo di tutte le notti della storia, una luce nuova e inattesa risplende.

Da quella cenere senza calore, senza colore e senza vita si giunge a questo fuoco che riscalda e rischiara. Così giungiamo a un esito “inatteso” e “non dovuto”. Per nessuna ragione un cammino partito nella cenere avrebbe dovuto conoscere un esito di questo tipo… un esito che quindi è grazia! La meta del cammino Quaresimale ci dice che le ceneri dei nostri sentieri percorsi “da soli” possono “rivivere” se ci lasciamo “infiammare” dallo Spirito che è il dono pasquale per eccellenza. Cioè si afferma che nemmeno i nostri fallimenti sono “spazzatura”… ma che proprio a partire da essi può venire la luce e la vita. Non si va verso la vita “ignorando” ciò che è stato, ma accogliendolo e lasciandolo trasformare da Dio.

Proprio per questo la sapienza della Chiesa ha fatto nascere il tempo di Quaresima: per darci un tempo nel quale la nostra “cenere” non è rimossa, ma ci è “posta sul capo”, perché trasformata da Dio diventi fuoco che arde, riscalda e rischiara.

E’ l’esperienza di Abramo, quando vide passare una “fiaccola infuocata” (Gn 15,17) in mezzo alle vittime che egli aveva sacrificato al Signore. Quel fuoco è segno del passaggio di Dio che decide di fare alleanza con Abramo. Segno dell’alleanza!

E’ l’esperienza di Mosè che vede uno strano fuoco nel quale Dio gli si rivela come salvatore e liberatore di Israele. Un fuoco che arde ma non consuma, un fuoco che non crea nuova “cenere”. E anche il cammino quaresimale comincia da questo “roveto” su un altro monte, quello della Trasfigurazione. Lì, mentre Mosè è nuovamente testimone di un “fuoco” prodigioso, contempliamo l’umanità del Figlio di Dio fatto uomo, nel quale la divinità “arde” senza consumare! Questo episodio posto all’inizio del cammino della Quaresima è già annuncio di ciò che ci attende nella Veglia della santa notte di Pasqua! Anche lì un fuoco prodigioso, quello della divinità che abita la nostra storia, la colma di speranza e non consuma!

E’ il fuoco che Israele ha sempre tenuto acceso nel Tempio di Gerusalemme: «Un fuoco perenne arda sull’altare; non si lasci spegnere» (Lev 6,6). Un fuoco che non doveva mai spegnersi e attraversare la storia. Segno perenne della fedeltà di YHWH che non abbandona mai il suo popolo… in tutte le sue vicende, anche l’esilio. E Israele ha tenuto acceso questo fuoco per l’umanità intera.

E’ il“fuoco divampante” (Ger 20,9) che Geremia ha sentito ardere nel cuore, e che lo spingeva, nonostante tutto, ad essere servo della Parola di Dio… una Parola scomoda che non lascia pace, che ferisce per risanare. E’ lo stesso fuoco “irresistibile” che è arso nel cuore di tutti i profeti e servitori della Parola.

E’ il fuco che Gesù è venuto a “gettare” sulla terra: «Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e vorrei davvero che fosse già acceso!» (Lc 12,49)… quel fuoco che è divampato a Pentecoste nel compimento della Pasqua nella vita della Chiesa… e che da allora percorre le vie del mondo per giungere agli estremi confini della Terra.

La dinamica dalla “cenere” al “fuoco” è ciò che segna il nostro cammino quaresimale e che ne dice il senso. Dal Mercoledì delle Ceneri, alla Veglia pasquale… dove saremo rischiarati dalla luce di un fuoco che arde e non consuma… e il “combustibile” non sarà ciò che noi avremo fatto in questo tempo, ma la bontà misericordiosa del nostro Dio che sempre viene a visitarci… partire dalla nostra “cenere” è il primo essenziale passo per saper riconoscere la sua visita…

 Matteo Ferrari OSB Cam

Share