Il Cardinal Pell e l’economia (eucaristica)


euro-formica 

Da quando il Sinodo si è concluso il card. Pell rilascia interviste in cui sostiene:

– il magistero sulla famiglia è uscito totalmente confermato dalla Relatio, il cui testo a suo dire ripeterebbe in toto Familiaris Consortio

– soprattutto il tema dei “divorziati risposati” sarebbe stato risolto, a suo parere, negando ancora una volta ogni possibilità di accesso alla comunione eucaristica.

Ho cercato di prendere nel modo più serio possibile questa strana interpretazione del Sinodo. A lungo non ho capito. Ma poi mi si è accesa una luce. Ho infine compreso che il punto di forza della lettura di Pell è il suo incarico in Vaticano: Pell legge il Sinodo in questo modo per una questione di “economia”. Cerco di spiegare il perché, dopo una breve premessa.

a) Partiamo da lontano. E’ legittimo avere dei desideri. Anzi i desideri sono una cosa molto seria. Il problema nasce quando si pretende di proiettare i desideri nella realtà, creando delle irrealtà molto pericolose. Non parlo qui del desiderio di essere Napoleone, e nel comportarsi come se lo si fosse. Ma del desiderio, ad esempio, che qualcuno sia malato, malato grave. Finché lo si desidera, il male lo si fa a se stessi. Ma se si mette in giro la notizia che un altro è malato, e non è vero, allora il problema diventa più serio, e non per il malato immaginario.

Analogamente, posso capire il desiderio del Card. Pell: è chiaro che egli avrebbe voluto che il testo della Relatio avesse al capitolo 85 questa frase:

Se uno dice che un fedele battezzato, validamente sposato, che poi si è separato e risposato civilmente, può accedere alla comunione sacramentale, anathema sit”.

Ho cercato con cura, ma questo testo non si trova nella Relatio. Purtroppo nella stessa Relatio non si può trovare nemmeno la versione “moderata e attenuata”, che leggiamo in Familiaris Consortio, dove si dice:

La Chiesa, tuttavia, ribadisce la sua prassi, fondata sulla Sacra Scrittura, di non ammettere alla comunione eucaristica i divorziati risposati. Sono essi a non poter esservi ammessi, dal momento che il loro stato e la loro condizione di vita contraddicono oggettivamente a quell'unione di amore tra Cristo e la Chiesa, significata e attuata dall'Eucaristia” 

Questa mancanza, questa assenza è una svolta del magistero. Dire semplicemente che il magistero è “confermato” significa ignorare questa “assenza” che è molto pesante. Ciò che conta non è che “non si parli di comunione”, ma che “non si escluda la comunione”.

b) Ma veniamo alla economia: un Sinodo non si può interpretare come un “bilancio economico”. E’ ovvio che se in un bilancio non “entra” una voce, neppure può “uscire”. Se in un bilancio non entra “comunione”, neppure può uscire “comunione”: questo è pacifico. Purtroppo per il card. Pell un Sinodo non si può leggere come un bilancio: in un Sinodo può accadere che un “argomento”, che non “entra” nel documento finale, compaia nella Esortazione apostolica. Ma può anche accadere che ciò che entra nel documento finale, non appaia nella Esortazione.

c) Tuttavia, mi sentirei di dire che Pell ha ragione nel rivendicare una logica “economica” anche dal Sinodo. Purché il Cardinale voglia ammettere – ne sono convinto – che la “economia”, in senso originario, è una nozione molto più larga e profonda della pur importante “quadratura dei conti”. Esiste una “economia domestica” e una “economia eucaristica” che deve rispondere a criteri molto diversi da quelli del semplice “bilancio economico”.

d) Forse su questo punto dobbiamo riconoscere che il Sinodo ha compiuto una vera svolta: ha assunto una “lettura economica” della tradizione. E’ comprensibile che Pell non possa sopportarlo facilmente: lo vive, probabilmente, come una forma di “concorrenza sleale”. Il monopolio “economico” di un approccio quantitativo alla eucaristia viene insidiato da una “economia qualitativa”, che fa centro sulla eucaristia. Su questo occorre riflettere a fondo.

e) Che cosa significa “visione economica” della eucaristia. E’ ciò che papa Francesco ha detto tante volte, quando ha sottolineato che l’eucaristia non è soltanto per i sani, ma anche per i malati. Non è il premio per i puri, ma il farmaco per chi è in cammino. Questo significa, tradotto nelle categorie “economiche”, che il cammino del cristiano si nutre di eucaristia non solo al termine, ma anche “in via”.

f) La “svolta” del Sinodo sta proprio in questo: nel non escludere più a priori che il divorziato risposato, restando nella irreversibilità della propria nuova condizione, possa con il tempo accedere di nuovo alla eucaristia, come “medium salutis”, come “farmaco” per vivere la comunione sempre meglio e con forza rinnovata. Per l’eucaristia, recuperare una “visione economica” significa farla rientrare nella “logica della casa”: le case delle famiglie possono nutrirsi della comunione che l’eucaristia partecipa: comunione di raduno, comunione di ascolto, comunione di professione di fede, comunione di canto, comunione di preghiera, comunione di perdono, comunione di pasto.

g) Il card. Pell, che è esperto di economia, non vuole una economia eucaristica. Questo mi sorprende! Proprio il “dicastero economico” dovrebbe essere il più interessato a questa grande svolta, con cui le famiglie cristiane, con le loro gioie e i loro dolori, con le loro virtù e i loro peccati, si lasciano nutrire dal Signore, si lasciano illuminare dal suo spirito, per realizzare “il bene possibile”, senza restare soffocate dal “massimo del bene” che a molte di loro non è dato vivere. Questa misericordia non è ingiustizia. Piuttosto è la “giustizia non economica” invocata da Pell ad essere facilmente priva di misericordia alcuna. Anche se tutto questo, in un bilancio, non comparirà mai. Mi sembra che Pell voglia interpretare il Sinodo secondo i suoi “desiderata”: ma nel Sinodo i desideri dei singoli vescovi, incontrandosi e riconoscendosi, hanno aperto lo sguardo su una lettura “economica” dell’eucaristia. E’ possibile che il più esperto di economia non se ne sia accorto?

 

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