Il papa Achille e la tartaruga dei 4 cardinali
La tartaruga irraggiungibile dei 4 cardinali e il movimento possibile di papa Francesco
Dietro le posizioni espresse nella lettera dei 4 cardinali su “Amoris Laetitia” non vi è soltanto l’ombra lunga di una Chiesa paralizzata e inamidata, ma anche una visione filosofica statica, che nega il movimento e il divenire. Essi difendono l’essere cristiano come qualcosa di statico, cadendo fragorosamente nelle contraddizioni che già Zenone di Elea, difensore dell’essere parmenideo, mostrava con chiarezza in un famoso “paradosso”, denominato “Achille e la tartaruga”. Ascoltiamolo in una sintetica presentazione:
«Achille, simbolo di rapidità, deve raggiungere la tartaruga, simbolo di lentezza. Achille corre dieci volte più svelto della tartaruga e le concede dieci metri di vantaggio. Achille corre quei dieci metri e la tartaruga percorre un metro; Achille percorre quel metro, la tartaruga percorre un decimetro; Achille percorre quel decimetro, la tartaruga percorre un centimetro; Achille percorre quel centimetro, la tartaruga percorre un millimetro; Achille percorre quel millimetro, la tartaruga percorre un decimo di millimetro, e così via all’infinito; di modo che Achille può correre per sempre senza raggiungerla». (J.L. Borges)
Non dispiacerà a papa Francesco se ricordo questa mirabilante ripresa del famoso “paradosso della tartaruga”, così come scritta da Jorge Luis Borges, il grande poeta argentino, in “Altre inquisizioni” sotto il titolo “Metamorfosi della tartaruga” dove, alla sua maniera, percorre tutta la storia delle mille variazioni che questo famosissimo paradosso di Zenone ha assunto nella storia della nostra cultura. E Borges ne trae una alta riflessione sul tema, fondamentale, del regressus in infinitum come argomento filosofico.
Ho pensato a questo splendido brano quando ho letto il testo dei 5 DUBIA formulati dai 4 Cardinali. In tutto il testo appare evidente una difficoltà di fondo, che è di carattere strutturale. Ossia la proiezione sulla realtà di un “modello di pensiero” secondo il quale come Achille non raggiunge la tartaruga, così la grazia non raggiunge le seconde nozze, per motivi logici e ontologici! La realtà della esperienza non conta nulla. Anzi è sospetta. Non importa che, nei fatti, tutti gli Achille raggiungano e superino le tartarughe. Non importa che possa esservi comunione nelle “famiglie allargate”. Conta soltanto un ragionamento logico, a suo modo stringente, ma incapace di spiegare il reale. Con questa “logica statica” – rigorosamente contraria al divenire – ragiona chi chiama “conviventi more uxorio” uomini e donne regolarmente sposati davanti alla legge. Poiché pretende di avere un accesso diverso alla realtà – ossia la sola legge canonica – la posizione dei cardinali si emancipa dal reale complesso e lo ricostruisce astrattamente e asetticamente. Cerca di battere il pensiero della complessità con un semplicismo massimalista.
Con questo “argomento ontologico” capovolto, ci si dispensa dalla esperienza. Ci si chiude nella pura autoreferenzialità. Si esclude per la Chiesa qualsiasi uscita significativa.
Solo così i 4 firmatari possono dire, senza arrossire in volto, di nutrire dubbi su una serie impressionante di astrazioni:
– come si può riconciliare con la Chiesa chi – secondo loro – non è sposato?
– come si può accettare che venga perdonato un atto “intrinsecamente malvagio”?
– come si può vivere in stato di grazia se si vive in stato di peccato?
– come si può smentire un papa Santo come Giovanni Paolo II?
No, secondo i 4 cardinali, Achille non raggiungerà mai la tartaruga. Allo “stato di peccato” non può seguire lo “stato di grazia”. Un papa “non santo” non può contraddire un “papa santo”. Il mondo e la Chiesa “sono” e non possono non essere. Il divenire e il movimento non sono e non possono essere. O, meglio, sono ammissibili solo a condizioni rigorosamente e immutabilmente stabilite dal papa Santo, non da quello non santo. Ciò che nel 1981 si è scritto sembra diventare, per loro, “parola di Dio”, “verbo rivelato”, “verità immutabile”, “pietra angolare”.
Dunque, la tartaruga della verità non sarà mai raggiunta dal modernismo di Achille. La Chiesa resterà salda nella sua autosufficienza autoreferenziale. Non prevalebunt. Questo è il prezzo troppo alto che i 4 cardinali hanno pagato ad una teoria inadeguata. Un difetto di esperienza li rende sostanzialmente ciechi. E il divenire sembra non avere forza alcuna proprio con loro.
gentile professore
quando nel post precedente ha scritto «Con un sentimento di infinita differenza dal mondo estraneo.» intendeva davvero ‘differenza’ o ‘diffidenza’? Perché in effetti le due parole non sono proprio così interscambiabili e forse sta in questa ‘differenza’ il nodo di tutto. Ovvero che questo modo di intendere la dottrina della Chiesa sia radicalmente differente da quello di Francesco, così differente che non si possa dare alcuna ipotesi di coesistenza tra i due.
un caro saluto
Stefano Zanetta
Encore merci pour cette réponse qui dissipe les ombres de ces quatre cardinaux. Il y a 40 ans que je suis prêtre et je suis entré à 10 ans au Petit-Séminaire du diocèse auquel j’appartiens. Je ne regrette rien mais je suis un modèle qui n’existe plus. J’ai été élevé avec joie dans un monde qui finissait et j’ai découvert quelquefois avec crainte l’émergence des réalités nouvelles qui s’imposaient peu à peu. J’ai bien entendu été nourri à la logique et à la métaphysique scolastique, un système parfait et immobile verrouillé d’en-haut par un Dieu statique. Pour survivre, j’ai donc dû, tout en gardant les apports intéressants de ma formation, la dépasser. Ce qui m’a le plus aidé, c’est le livre génial du cardinal Kasper, Le Dieu des Chrétiens, dans lequel il revisite tout ce que j’avais appris en le faisant passer de l’état statique à l’état dynamique, de l’état verrouillé à la liberté. Tout s’est éclairé pour moi d’un jour nouveau qui a renouvelé ma joie d’être prêtre de la Sainte Eglise. J’ai retrouvé cette même vision dans son si beau livre sur La Miséricorde qui est à l’origine de l’Année Sainte qui se termine. Il y reprend les conclusions du Dieu des Chrétiens et il montre magnifiquement combien métaphysiquement en Dieu sa miséricorde infinie est l’accomplissement de sa justice infinie. C’est pourquoi j’ai vécu et prêché très intensément cette vision dynamique de la Miséricorde telle qu’elle est proposée par le Pape François. Quant à ces quatre cardinaux, que je respecte mais dont je ne partage pas les doutes, qu’ils se lèvent et qu’ils marchent. S’ils ne le font pas, ils vont se retrouver momifiés. Et j’invite le cardinal Burke à être très prudent : il porte, contre tous les usages liturgiques, la cappa magna en soie de 7 mètres de long, d’une valeur de 15 000 €; il risque tout simplement, en voulant porter les rideaux des fenêtres des papes de la renaissance, à se retrouver accroché à ces mêmes rideaux sans plus personne pour venir le dépendre. Vita in motu. Il faut se souvenir de ce vieux principe scolastique. Et encore merci à Andrea Grillo de répandre la lumière qui suscite le mouvement et la vie dans le temple du Seigneur.
Caro Stefano
ho scritto “differenza” avendo in testa la “infinita differenza qualitativa” della tradizione liberale. Dio come differenza determina, tra le possibili conseguenza, una differenza incolmabile del mondo. Al punto da potersene immunizzare. Io credo che questa sia la radice seria della questione. Una teoria del rapporto tra Dio e il mondo in cui non c’è più mediazione. In cui Cristo è annullato, zittito, reso irrilevante. Che il mondo sia “perduto” o no. Questo è il punto decisivo. Che la differenza di Dio non impedisca, ma anzi includa, il suo morire per il mondo.
Questa chiamata in causa del paradosso di Achille e la tartaruga è suggestivo, ma non mi convince.
Basta ricordare Mc 10, 2-11. La legge di Mosé concedeva agli uomini il ripudio della moglie “per la durezza del vostro cuore”, ma Gesù dice che un secondo matrimonio è come un adulterio. Questo ai tempi di Gesù. Ora in Mt 24, 35 leggiamo “Il cielo e la terra passerannno, ma le mie parole non passeranno”. Ed allora un secondo matrimonio è ancora un adulterio.
Il fatto che i 4 cardinali non si attengono all’ “esperienza” ma alle parole di Gesù ?
L’esperienza del popolo ebreo aveva portato Mosé a concedere il ripudio, ma Gesù richiama ad un principio più alto.
Dobbiamo ridurre le parole di Gesù alla nostra capacità di metterle in pratica ? Chiedo allora alla Chiesa, visti i tempi, di rivedere l’espressione “E’ più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno dei cieli”, che mi resta piuttosto scomoda.
Cordialità – Paolo Azzaroli