Il Triduo Pasquale e la pietra scartata


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Sulla soglia del Triduo Pasquale, che inizia stasera e non, come ha detto il TG1 delle 13.30 con la Messa crismale, voglio rispondere in modo pubblico e condiviso ad un gentile lettore che, dopo aver letto il mio post precedente, dedicato all’incendio della Cattedrale di Notre-Dame, mi ha scritto quanto riporto subito qui:

Gent.mo prof. Grillo,

mi perdonerà un’altra volta, ma davvero le Sue parole mi provocano e mi “costringono” a rigirarLe questa constatazione, che è rimbalzata sul web appena diffuse le foto dell’interno della cattedrale francese (potrà ritrovarle agevolmente, non mi dilungo in link):
“Il giorno dopo la nottata di Notre Dame di Parigi. L’altare maggiore rimane intatto con la sua Croce splendente e la Santa Vergine che piange tenendo tra le braccia il Suo Gesù, morto. L’altare moderno, installato dopo il Vaticano II, giace sotto le rovine del tetto crollato”.
Si tratta di constatazione, non di interpretazione. Che dire? A me viene in mente un passo: “Vi dico che, se questi taceranno, parleranno anche le pietre”.
Al lei le conclusioni teologiche. A me invece basta e avanza come segno per credere che le vere pietre, fondate sulla Roccia, non si distruggono. Mai.
Buon Triduo Pasquale!

Queste parole, che riportano un giudizio circolato da martedì sul web in modo insistente, meritano una risposta in forma dialogica, con una lettera che qui riporto:

Caro Matteo,

ti ringrazio per il commento, ma ti dico subito che sono rimasto molto sorpreso da quel tuo augurio finale “Buon Triduo Pasquale”, che trovo singolarmente incoerente con quanto hai riportato e interpretato sopra. Se mi auguri “buon Triduo” è perché tu, come me, ti riconosci discepolo di Cristo, del Cristo crocifisso, sepolto e risorto. Ora quella storia, che da stasera celebriamo prima in tre giorni, e poi in 50 giorni, fino a Pentecoste, dice di un uomo, che è Figlio di Dio, e che muore come un maledetto. La pietra scartata, però, è diventata testata d’angolo.

I fatti che tu dici di avere “costatato” raccontano di un incendio che ha risparmiato un altare antico e distrutto un altare più recente. Questo, in larga parte, può essere frutto di un semplice caso. Se vogliamo leggere la mano di Dio in tutto ciò che accade, però, siamo vincolati a una pluralità di significati, che non si possono ridurre a quella frase, piuttosto ingenua, che tu hai riportato. Ti invito a considerare queste alternative:

a) Ciò che Dio fa, quando di due, uno si salva e un altro no, è sempre interpretabile in due modi: maledice il morto e benedice il vivo; oppure si è preso il migliore e ha lasciato il peggiore. La tradizione comune, quella umana, quando si sbilancia, ha queste due strade aperte davanti;

b) Ma la tradizione cristiana, che a te sta sicuramente più a cuore, dovrebbe considerare che, se l’altare è immagine di Cristo stesso, allora è molto più affine a Cristo l’altare che si è sacrificato, rispetto a quello che si è salvato; è davvero la “pietra scartata” sulla quale professiamo la nostra fede.

c) Un terzo elemento, per considerare l’accaduto, è la posizione dei due altari. Quello nuovo era molto più centrale, vicino al popolo, e ha condiviso con il soffitto e con la cuspide, il destino infuocato del rogo. Non ha girato la faccia dall’altra parte. Mentre l’altro altare, più defilato, era come dire “appartato” sul bema e così, sul fondo della Chiesa, ha potuto essere salvaguardato.

Come vedi, se ci mettiamo a proporre ermeneutiche, mi pare molto ingenuo restare alla logica più arcaica, e meno cristiana, della maledizione di chi soccombe e della benedizione di chi sopravvive.  Il Triduo Pasquale ci dice esattamente il contrario. Per questo, nel ricambiare i miei auguri, ti invito a non essere troppo vicino a chi legge la storia come un “tribunale” e così riesce a interpretare un incendio come una resa dei conti e magari una epidemia come una castigo di Dio.

Buone cose e Buona Pasqua

Andrea Grillo

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