Italicum: da oggi si vota con la nuova legge elettorale


Schermata 2016-07-01 alle 18.11.28Da oggi (1º luglio 2016) la Camera verrà eletta attraverso una nuova legge elettorale (l. 52/2015). Il cd. Italicum, pur essendo stato promulgato da mesi, aveva infatti posposto i suoi effetti in attesa della data presunta dell’entrata in vigore della riforma costituzionale. Il varo della nuova legge elettorale è la prima importante riforma istituzionale del governo Renzi. Essa è stata resa necessaria dalla sentenza della Corte costituzionale 1/2015 nella quale il giudice delle leggi aveva dichiarato incostituzionale il vecchio Porcellum perché mediante premio di maggioranza e liste “bloccate” provocava «una eccessiva divaricazione tra la composizione dell’organo della rappresentanza politica, che è al centro del sistema di democrazia rappresentativa e della forma di governo parlamentare prefigurati dalla Costituzione, e la volontà dei cittadini espressa attraverso il voto, che costituisce il principale strumento di manifestazione della sovranità popolare, secondo l’art. 1, secondo comma, Cost.».

L’Italicum è una legge elettorale che ha un’impostazione maggioritaria (tende cioè a creare una maggioranza stabile in grado di dare la fiducia ad un Governo), ma preserva alcuni elementi di tipo proporzionale (la soglia di sbarramento al 3 per cento). Essa è  pensata per l’attribuzione dei 630 seggi della sola Camera dei deputati (618 attribuiti sulla base delle circoscrizioni regionali e 12 espressione del voto degli italiani all’estero). La legge presupponeva, come detto, l’approvazione della riforma della Costituzione che, nel testo che sarà sottoposto a referendum, differenzia la composizione e le funzioni dei due rami del Parlamento e che per i senatori prevede un’elezione – secondo l’ambigua formula dell’eventuale nuovo art. 57.5 – «in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri in occasione del rinnovo dei medesimi».

È opportuno, prima di fare alcune considerazioni, evidenziare i contenuti più significativi della nuova legge elettorale.

Innanzitutto il voto che esprimeremo sarà per una singola lista (di solito espressione di un partito) senza la possibilità di apparentamento con altre liste per formare coalizioni. Oltre alla scelta delle liste che avranno un capolista bloccato, il cittadino potrà dare due preferenze (una donna e un uomo) scegliendo all’interno di un elenco bloccato di nomi (il cd. listino corto). Ciò implica che, nel caso in cui la lista in un determinato collegio riceva un numero di voti necessari per eleggere un solo deputato, verrà eletto il capolista; nel caso in cui la lista consegua altri seggi, questi verranno attribuiti a coloro che hanno il maggior numero di preferenze.

Una seconda caratteristica importante della legge è il combinato disposto tra il premio di maggioranza e la soglia di sbarramento. Quest’ultima prevede che le singole liste, per poter ottenere dei seggi alla Camera, dovranno ricevere almeno il 3 per cento dei voti espressi dagli elettori. Il premio di maggioranza è l’elemento fondamentale della legge. Se, infatti, una lista avrà un consenso di almeno il 40 per cento degli elettori, ad essa verrà attribuito un premio che la porterà ad avere 340 seggi, ovvero una rappresentanza del 54 per cento della Camera. Se viceversa nessuna delle liste prenderà il 40 per cento dei voti al primo turno, si terrà un ballottaggio tra le due liste maggiormente votate. Alla lista più votata al ballottaggio verranno attribuiti 340 seggi. Con l’Italicum quindi la lista più votata avrà sempre 340 seggi (salvo il caso remoto in cui, al primo turno, la lista più votata abbia un consenso superiore al 54 per cento); i 278 seggi rimanenti verranno ripartiti tra le altre liste.

Le leggi elettorali non sono mai perfette perché dipendono dall’evoluzione delle istituzioni e del quadro politico; esse vivono della costituzione “formale”, ma anche di quella “materiale” che emerge nei vari momenti storici, a seconda delle diverse politiche. Tra le maggiori criticità emerse sull’Italicum se ne possono schematicamente segnalare sei:

a) un premio di maggioranza molto ampio che non prevede il caso in cui, al primo turno, vi sia un minimo distacco tra prima e seconda lista (per es., nel caso in cui una lista prenda il 40,1 per cento e un’altra il 39,9, la prima si vedrà in ogni caso attribuiti il 54 per cento dei seggi);

b) il rischio che il ballottaggio, in un sistema tripolare come il nostro, sovverta completamente il risultato del primo turno e che una lista che al primo turno abbia raccolto un risultato modesto, si veda attribuire, pur nel rispetto del voto popolare, un numero di seggi contraddittorio rispetto al voto “proporzionale” delle prime votazioni;

c) la previsione di capilista bloccati scelti dai partiti che, fatta eccezione per il partito di maggioranza, saranno i soli eletti e impediranno di dare rilevanza alle preferenze espresse dagli elettori;

d) la possibilità per i capilista di presentare candidature in più collegi, facendo leva sulla popolarità di un candidato che darà, di fatto, i propri voti al primo dei candidati per preferenze;

e) la previsione di una soglia di sbarramento bassa (3 per cento) che creerà un Parlamento con una maggioranza forte e una serie di piccole minoranze.

In questi ultimi giorni è poi riemersa nel dibattito l’ultima criticità, cioè l’attribuzione del premio di maggioranza alla lista e non alla coalizione. Con una mozione proposta da Sinistra Italiana e condivisa da altri partiti, la Conferenza dei capi gruppo ha deciso di calendarizzare per settembre una discussione generale sulla legge elettorale e, in particolare, sul problema delle liste-coalizioni che, ad oggi, sfavorirebbe gli schieramenti politici che non sembrano in grado di creare una sola lista (centro-destra) e le liste minori che non possono apparentarsi con altre più rappresentative (i partiti di sinistra). Inoltre è da tener presente che il dibattito dopo la pausa estiva anticipa di qualche settimana l’udienza dinnanzi alla Corte costituzionale durante la quale, il 4 ottobre, si discuterà delle questioni di costituzionalità sollevate contro l’Italicum.

Ogni legge elettorale ha il compito di definire come i voti si trasformino in seggi e di prevedere come tale meccanismo influenzi il comportamento degli elettori. L’Italicum punta tutto sulla semplificazione del quadro politico (con la scelta di privilegiare le liste) e sulla governabilità (con l’attribuzione di un ampio premio di maggioranza). Il rischio è che nel sistema politico italiano questa legge elettorale sia un vestito troppo stretto che invece di agevolare un processo di chiarificazione delle parti politiche, potrebbe creare strappi ad una rappresentanza che, nel nostro Paese, rimane plurale e frammentata. Semplificare il quadro politico per via legislativa, infatti, non è operazione né indolore e né priva di incognite.

Tutto ciò – ed è bene sottolinearlo in chiusura – senza dimenticare che, come ci dimostrano i dati dell’affluenza delle ultime elezioni amministrative, continua il progressivo scollamento tra democrazia procedurale (tesa a dare continuità alle istituzioni) e democrazia sostanziale (che dovrebbe dare voce alle istanze di rappresentatività della società). E forse, proprio su questo distacco, varrebbe la pena riflettere in vista di possibili modifiche dell’Italicum.

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