La sorpresa di Dio
I DOMENICA DI AVVENTO – A
Is 2,1-5; Rm 13,11-14a; Mt 24,37-44
Introduzione
Dio è una sorpresa! L’avvento di Dio è una sorpresa. È questo l’annuncio che possiamo leggere tra le righe delle letture di oggi. Il testo del brano del Vangelo di Matteo (Mt 24,37-44) è accompagnato dalla prima lettura tratta da Isaia (Is 2,1-5), nella quale troviamo il «secondo titolo» del libro profetico (Is 2,1), un nuovo inizio del testo dopo la prima apertura del c. 1. È una visione. Il profeta «vede» una «parola» che non riguarda qualche cosa che è al di là della storia, ma nella storia dell’umanità. Si tratta di quella «salvezza vicina» di cui ci parla Paolo nella seconda lettura (Rm 13,11-14a) tratta dalla Lettera ai Romani. Attraverso la seconda lettura l’annuncio di Isaia e del Vangelo si fa esortazione ed impegno. La consapevolezza di vivere un tempo nel quale Dio si fa presente diventa forza che trasforma la vita. L’annuncio della «venuta di Dio» per il credente non diventa motivo di «disimpegno» dalla storia umana, bensì fondamento di una presenza attiva e responsabile, rinunciando alle opere delle tenebre e indossando «le armi della luce».
Commento
Il brano del profeta Isaia annuncia grandi novità che si potrebbero riassumere in una situazione di pace universale. Innanzitutto, c’è la saldezza della fondazione di Gerusalemme, che si fonda sulla fede in YHWH (cf. Is 28,16). È la prima grande novità che Dio annuncia. Gerusalemme a causa della sua mancanza di fede ha sperimentato nella sua storia l’instabilità e la rovina, il pericolo degli eserciti nemici che l’assediavano. Ora grazie alla fede in Dio la Città è salda e diventa «attrattiva» per tutti i popoli. La novità della fede e della fiducia di Gerusalemme rende possibile la seconda grade novità: il pellegrinaggio dei popoli a Sion. La fede è questa novità che sa attrarre non eserciti nemici, ma popoli disarmati che si radunano per ascoltare la parola di YHWH. Infine, la terza novità è la trasformazione delle armi in strumenti da lavoro: i mezzi per la guerra si trasformano in strumenti che si usano nei tempi di pace. Anche questa una sorpresa; una cosa mai vista prima! Gli uomini hanno sempre sperimentato il contrario, che cioè a volte strumenti da lavoro diventassero armi per la guerra e la violenza. Ora Dio fa accadere questa cosa radicalmente nuova, ribalta le logiche della storia. Nel testo c’è un nesso tra ascolto, fede e pace.
Nel brano evangelico troviamo altre immagini che ci parlano della sorpresa di Dio e in qualche modo completano la visione di Isaia. In particolare, Matteo parla del tempo della venuta del Figlio dell’uomo, facendo riferimento alla generazione del diluvio, che faceva tutto, senza accorgersi di nulla. Le attività che vengono elencate – mangiavano, bevevano, prendevano moglie e marito – sono tutte buone e appartengono alla normalità della vita. Nel libro della Genesi è Dio che dona il cibo all’umo e che stabilisce le relazioni tra uomo e donna. Quello che manca è la capacità di accorgersi, di fare discernimento. Un’altra immagine che Matteo usa è quella del ladro che viene di sorpresa, senza che il padrone sappia quando. È una immagine molto forte ed eloquente per parlarci della venuta di Dio nella nostra vita, che è sempre una sorpresa, sempre una novità. Il Figlio dell’uomo viene nell’ora che non immaginiamo!
Conclusione
Se il brano di Isaia ci parla della sorpresa di Dio che è possibile a partire dalla fede, il brano evangelico ci mostra che è necessario sapersi accorgere della sorpresa di Dio nella nostra vita, che viene quando non ce l’aspettiamo, per vivere nella storia da credenti. Il tempo dell’Avvento è in fondo una «scuola» nella quale siamo educati all’attenzione per saper accogliere la sorpresa di Dio nella nostra vita. Si tratta di un annuncio che ci rimette in piedi, che crea movimento. Infatti, una delle tentazioni più grandi per la vita degli uomini e delle donne di ogni tempo è quella di finire, spesso inconsapevolmente, a considerare il già detto e il già visto come il tutto della loro vita. Addirittura, possiamo giungere a pensare che l’unica novità possibile sia ciò che abbiamo già sperimentato come nuovo nella nostra vita passata. Ma così non si può incontrare veramente Dio, perché il suo Avvento è una sorpresa. Il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, il Dio che i padri hanno incontrato, si rivela sempre in qualcosa di mai visto, in un roveto che arde e non si consuma.
Matteo Ferrari, monaco di Camaldoli