Povertà ed esclusione sociale


Il 20 e 21 novembre si è tenuta a Bruxelles la 4^ Convention sulla Povertà alla quale hanno partecipato vari esponenti della Commissione Europea, politici, i sindaci di alcune grandi città, ma anche associazioni di volontariato e fondazioni molto attivi in tutto il mondo per favorire l’inclusione sociale. La discussione, che è stata trasmessa in parte in diretta, via streaming (European Commission, Employment, Social Affairs &Inclusion), non riguardava solo l’Europa ma il mondo intero.

La povertà bussa alla porta. La lotta contro la povertà sembra essere sempre più difficile: il numero dei poveri, le forme di povertà aumentano sempre più anziché ridursi come lo sviluppo economico e tecnologico potrebbero far sperare. Secondo i numeri presentati dalla Commissione Europea, nel 2012 124,5 milioni di persone erano a rischio povertà (il 24,8% della popolazione), ovvero 6,4 milioni di persone in più rispetto al 2011. A causa dell’aumento della disoccupazione, il 9,9% della popolazione viveva in condizioni di severe privazioni materiali.

Alla Convention sono state presentate varie esperienze, alcune particolarmente interessanti. I poveri non hanno voce, non fanno notizia. Nonostante la pubblicazione di migliaia di giornali – è stato richiamato il caso dell’India –  solo il 2% delle notizie riguardano la povertà nel paese. Così Video Volunteers raccoglie video, film, foto ed articoli sulle condizioni di vita spesso misere, montati in tutto il paese da centinaia di volontari; ma organizza anche azioni di protesta pacifica per la salvaguardia dei diritti dei contadini e dei lavoratori.

Da più parti però si è auspicato anche che i poveri stessi devono prendere coscienza della loro condizione di povertà e rivendicare i propri diritti; non aspettare cioè che siano le autorità nazionali o internazionali ed i governi ad elargire fondi, ma chiedere!  Anch’essi sono chiamati a conoscere ciò di cui possono disporre e a rafforzare la loro capacità di accedere ai servizi disponibili, anche se pochi o limitati.

Avere la capacità di chiedere, di negoziare, di utilizzare quanto è disponibile – ad esempio in ambito sanitario o formativo – per poter usufruire di prestazioni che possono garantire migliori standard di vita significa cultura, formazione e scuola. L’offerta di servizi sociali deve essere integrata;  occorre cioè pensare a tutte le varie espressioni della povertà come alle varie facce di una stesso poliedro.

Ma questo ci fa riflettere anche sulla definizione stessa di povertà. Chi è povero? Il concetto di povertà – così come riportato dalla Commissione Europea, ma varie sono le definizioni usate a livello internazionale, basate essenzialmente sul reddito – è ben più ampio della sola incapacità di “soddisfare i bisogni umani fondamentali”, per comprendere piuttosto l’incapacità di pagare un affitto o una bolletta o il non disporre di un sistema di riscaldamento adeguato o di un telefono. Povero quindi è colui che vive in condizioni di disagio che si possono manifestare in molte forme, pesanti ed umilianti (drammaticamente “vicine” a noi, tanto che è molto facile caderci, basta perdere il lavoro), che ne determinano l’esclusione sociale. Prendere coscienza di ciò può aiutarci a migliorare la nostra stessa capacità di comprensione, di solidarietà e di collaborazione attiva.

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