Munera 1/2019 – Anna Grimaldi >> Mario Draghi: un italiano a Francoforte. Quale interpretazione della politica monetaria europea?

Mario Draghi si è insediato a Francoforte nel ruolo di presidente della Banca Centrale Europea (BCE) nel novembre 2011, nel pieno della tempesta sul debito sovrano dei paesi periferici.

Lo spread tra i tassi a 10 anni sui titoli greci rispetto a quelli tedeschi è a 4000 punti base; mentre in Italia tocca 500 punti base. Italia, Spagna e Portogallo sono nel pieno di una crisi di bilancia di pagamenti. Il mercato interbancario è ancora paralizzato dai timori di prestare a controparti di cui non si conosce la solvibilità. I segnali di stress sistemico sono diffusi in tutte le tipologie di investimento (titoli obbligazionari, azioni). Quanto era stato fatto dalla BCE di Trichet, predecessore di Draghi, con gli acquisti di titoli governativi di Grecia, Italia e Portogallo (Securities Market Program –SMP), non ha fermato la tempesta.

Le misure adottate dalla BCE sotto la guida di Draghi sono state decisive per salvaguardare la stabilità sistemica dell’unione monetaria, il funzionamento del mercato interbancario e per sostenere crescita e inflazione. In questo articolo vorrei richiamare le principali tappe del sentiero percorso e dei risultati ottenuti, tali a mio parere da porre le basi per un’Europa più coesa.

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