Che le donne siano il sesso svantaggiato è un dato apparentemente incontrovertibile. Eppure, a volte si dimentica che esse godono anche di privilegi di fatto e di diritto; ma proprio questi privilegi ostacolano l’effettiva parità di genere. Illuminante a questo riguardo è il caso svizzero.
L’equiparazione giuridica dei due sessi in Svizzera è ancora relativamente recente. Le donne hanno ottenuto il diritto di voto attivo e passivo soltanto nel 1971. Anche per quanto riguarda l’uguaglianza di fatto la situazione non è delle migliori: le donne guadagnano circa il 20% in meno rispetto agli uomini e, nonostante abbiano lo stesso livello di istruzione, occupano molto più raramente posizioni dirigenziali o svolgono un lavoro autonomo. Sotto questo aspetto, la Svizzera non si distingue fondamentalmente da altri paesi occidentali. Qui come altrove l’equiparazione giuridica non ha portato automaticamente all’uguaglianza di fatto. Tuttavia, la situazione svizzera merita un’attenzione particolare proprio perché il riconoscimento eccezionalmente tardivo dell’uguaglianza giuridica induce qui più che altrove a colmare il ritardo mediante misure che privilegiano le donne (parliamo in questo caso di “discriminazione positiva”).