La storia non si fa con i “se”, ma questo non vuole essere un intervento storico. Infatti la risposta – qualunque sia – non può contare su dati di fatto che forniscano motivi certificati. Vale la pena, tuttavia, di ragionarci sopra mediante la logica, cioè cercando di trovare una coerenza con la persona di Gesù e la sua missione e con quello che la tradizione cristiana ha elaborato in proposito.
Nel saggio Il Signore, Romano Guardini ricostruisce la storia dell’incarnazione di Gesù su un’ipotesi irreale: se Israele avesse creduto a Gesù. Al di là del risultato, che potrà sembrare storicamente paradossale, la scelta lascia emergere alcune verità di ordine ermeneutico coerenti con la figura di Gesù. Sia quindi permesso anche nel presente contributo di utilizzare lo stesso strumento d’analisi, mossi solo dalla provocazione che quella domanda può porre all’evangelizzazione nel mondo attuale.
Che la vita di Nazaret sia stata un necessario prologo, di tipo biologico e paideutico (doveva pur crescere da qualche parte!), sembra la risposta più immediata. Avviene per tanti personaggi della storia che la personalità vera emerga solo in età cosciente e adulta, tanto da rendere neutra e pressoché insignificante l’origine. Ma qui non può bastare.