Un conflitto tra Santi


BoseAp

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Siamo in molti, e non solo in Italia, a essere stati profondamente toccati dal conflitto che ha recentemente avuto luogo a Bose, perché siamo in molti ad aver frequentato questo luogo profetico, o ad aver letto dei testi luminosi di Enzo Bianchi, tanto che la prova che loro attraversano è anche nostra.

Verrebbe allora la tentazione di cercare di schierarsi, rischiando di alimentare la ferita con  commenti fuori luogo, con interventi sui social o in altro modo.

Credo che il giusto atteggiamento ci venga suggerito proprio da ciò che ci giunge da Bose: l’ascolto della Paola di Dio. Ora, il Nuovo Testamento non ci nasconde i conflitti gravi, e dunque dolorosi per le persone, che hanno attraversato la vita della prima comunità. Tra Gerusalemme e Antiochia, niente fu facile: un primo conflitto, sulla questione della circoncisione, fu risolto in quello che viene chiamato il Concilio di Gerusalemme (Atti 15).

Ma esso riprese qualche tempo dopo, ad Antiochia, a proposito dell’ammissione dei pagani convertiti alla mensa della comunità giudaico-cristiana: in quel caso, Pietro prese una posizione restrittiva contro la quale Paolo si oppose violentemente e, sembrerebbe, senza successo. Barnaba, sempre così prossimo a Paolo, in quel caso tendeva a pensarla come Pietro (Gal. 1,15, 36). Poco dopo, Paolo e Barnaba vollero ripartire in missione insieme, ma non riuscirono a mettersi d’accordo sulla partecipazione al viaggio di Giovanni, detto Marco: « Il dissenso fu tale che si separarono l’uno dall’altro » (Atti 15,36) … dietro a queste notizie riportate, quante discussioni, quante parole forti, quanti sforzi vani per accordarsi, – e tutto ciò non tra terribili peccatori, ma tra i primissimi apostoli, alcuni dei quali avevano conosciuto personalmente il Cristo, lui che nella sua Gloria era apparso agli altri!

Quanto al destino finale di Pietro e Paolo, esso non ha nulla di glorioso. Pietro sparisce dagli Atti  dopo la sua liberazione dalla prigione. Ci viene detto che «partì per un’altra destinazione» (Atti 12,17), ma gli esegeti fanno fatica a dire quale: la tradizione ci dice che morì martire a Roma. Paolo, dal canto suo, prevedeva di andare a portare il Vangelo in Spagna e di soggiornare a Roma durante il viaggio (Rom. 15,28). Ora, nel suo ultimo passaggio a Gerusalemme, fu arrestato, poi detenuto in prigione a Cesarea per due anni. A Roma ci andò davvero, ma come prigioniero. Non sembra che lì abbia avuto un gran successo; in ogni caso fu rinchiuso in una stanza e poteva rivolgersi solo a chi andava da lui (Atti 28,30). Questa situazione durò due anni, ma non ci viene detto nulla sulla sua fine. Così, che si tratti di Pietro o di Paolo, la loro vita disseminata di prove (e quelle che vengono dall’interno sono più dure da sopportare di quelle che vengono da fuori) termina nella solitudine e nell’oscurità. E nonostante ciò, quanta luce è giunta alla Chiesa dai loro destini pieni di ostacoli.

Leggendo e meditando questi testi, siamo condotti a guardare con molto rispetto e silenzio il doloroso conflitto del quale ci è giunta notizia. Esso fa parte integrante dell’avventura di Bose e lo Spirito Santo è lì, come al tempo degli Atti, per assistere gli uni e gli altri, mentre noi, da lontano e con discrezione, siamo qui per pregare con loro e per loro affinché, con il tempo, si realizzi ciò che dice ancora la Scrittura: « per coloro che amano Dio, tutto concorre al bene».

(Traduzione dal francese di Francesca Simeoni)

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