Una epiclesi per Bose


PRIMAVERA-VAN-GOGH

Da un caro amico ricevo questo testo, che è firmato, ma viene pubblicato senza indicazione dell’autore, con le precisazioni che il testo stesso offre al lettore. Credo sia un contributo importante per le coscienze che sono rimaste turbate dagli sviluppi delle vicende accadute alla Comunità monastica di Bose. 

Una epiclesi per Bose

 Una epiclesi? Traduco dal liturgese: una supplica per Bose! Una epiclesi allo Spirito Santo per la Comunità nel suo complesso e per gli interessati, uno ad uno. Qual è la supplica? Affidarsi al silenzio per molto tempo, anche se, per farlo, bisogna dirlo, come hanno fatto sul piano storico-istituzionale, l’amico Andrea Grillo, e, sul piano più strettamente spirituale, p. Ghislain Lafont, un monaco classe 1928, prima di essere un teologo tradotto in tutto il mondo, e di cui mi vanto di essere stato allievo tanti anni fa.

Diversi amici mi hanno chiesto se sapevo qualcosa in più di quello che è apparso sulla stampa. No, non ho voluto consultare nessuno, anche se potevo farlo. Ora non è il momento. Molti egregiamente hanno scritto, e ho trovato chi ha messo insieme le date di un profondo disagio comunitario che a Bose dura da più di 10 anni (lo faccio presente agli allergici alle date, almeno quelle pubblicate già in articoli di allora).

Taluno in privato mi suggerisce che il doloroso momento non aiuterebbe a dire alcunché di sensato. Sono d’accordo, ma, come ho indicato a proposito delle date, mi sento obbligato in coscienza a far presente un “particolare”, che non vorrei fosse trascurato, prima di affidarsi al silenzio: tocca al potere stabilire chi può stare o meno in un posto. Se evangelicamente praticato, il potere nella Chiesa non esiste (solo) in quanto facoltà umana, ma è un ministero esercitato da chi è investito prima di tutto di un’autorità spirituale: è il “munus regendi” di favorire la crescita delle persone. Sono cose note, mi auguro.

In ogni caso, mi riferisco alla modalità davvero “singolare” (nomen omen) di un provvedimento chiamato “Decreto singolare” dal canone 48 del Codice di Diritto Canonico; da notare che è un provvedimento firmato dal Segretario di Stato con l’autorizzazione del papa, ma la responsabilità è di chi firma, ovvio… Non essendo io un canonista, non ne conoscevo l’esistenza, né ero tenuto, credo, al momento di conseguire la licenza in teologia. Siccome il can. 48 non esaurisce per nulla il significato del “decreto singolare”(si arriva fino al can. 58), vuol dire che chi avesse la pazienza di almeno leggere gli undici canoni dovrebbe essere attraversato da un dubbio molto forte: per ricorrere a un “Decreto singolare”, sono in gioco più dicasteri vaticani, altrimenti l’avrebbe potuto prendere un singolo dicastero. Direi che è proprio un dubbio glaciale, “a freddo”, anche se venti giorni fa mi colse un brivido “a caldo” pensando ai conoscenti che ho a Bose.

Mi pare un parere che potrebbe esprimere chiunque senza sapere niente di Bose…. Condivido quindi la vera vox populi che è stata presa una delicatissima decisione, al fine di tutelare sia gli interessati al provvedimento (non è frequente farlo per quattro persone nello stesso giorno!!), sia soprattutto la Comunità e la sua collocazione nella Chiesa locale di Biella, dove è aperto l’interrogativo se rimanere com’è attualmente (Associazione privata di fedeli), oppure diventare un istituto di diritto diocesano o pontificio.

Per tornare al silenzio, non mi rimane che giustificare l’anonimato di queste righe, riprendendo le motivazioni espresse ad Andrea Grillo nella mail scrittagli per allegare il file. La mail potrà essere letta da ciascun fratello o sorella di Bose che ne facesse richiesta. Nella scelta di non rivelare la mia identità è decisiva la conoscenza quarantennale con alcuni membri della comunità: nessuno di loro – alcuni sanno chi sono e altri no – deve avere il benché minimo sospetto che queste righe siano scritte oggi sulla base di segreti comunicati in privato, dove la soglia tra foro interno e foro esterno (magari “non blindato”…) è molto, molto sottile. Sarebbe mettere altra benzina sul fuoco: tutti i membri della Comunità possono ricevere la testimonianza reciproca che io, proprio da circa dieci anni, non ho mai interloquito con nessuno di loro.

Auguri di cuore a Enzo, Goffredo, Lino (tutti e tre li ho conosciuti) e Antonella, che ho solo intravisto di persona tanti anni fa ma che ho apprezzato in questi giorni su You-tube. Auguri a tutta la comunità: a ognuno/a la mia riconoscenza al Signore per la vostra obbedienza, perché avete cercato «la verità nella carità» (cfr. Ef 4,13).

Lettera firmata

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