Una profezia sulla forma dei riti: l’edizione brasiliana del volume di Loris Della Pietra


Rituum Forma

E’ uscita la traduzione del volume di Loris Della Pietra “Rituum forma” (ed. it. pubblicata da EMP, Padova, 2012). Pubblico la prefazione che ho scritto per l’edizione brasiliana.

La profezia del volume “Rituum forma” di Loris Della Pietra

« Distinguendum est tamen subtiliter inter tria, quae sunt in hoc sacramento discreta, videlicet formam visibilem, veritatem corporis et virtutem spiritualem. Forma est panis et vini, veritas carnis et sanguinis, virtus unitatis et caritatis »

Innocenzo III 1202

Non è difficile pensare che il volume che qui viene tradotto in portoghese, quando uscì in italiano nel 2012, costituisse non solo una ricerca originale, ma anche una grande profezia. Metteva infatti il dito in una “piaga” sulla quale molto si è litigato, combattuto, discusso, ma poco pensato. Con il tono pacato dello studioso, ma anche con la lucidità del pastore interessato e partecipe, Loris Della Pietra ha ricostruito con gusto e con passione una questione decisiva per una interpretazione equilibrata della tradizione liturgica: ossia una corretta comprensione della parola e del concetto di “forma” e delle sue complesse implicazioni teologiche. A distanza di più di un decennio dalla edizione italiana del volume, una serie di acquisizioni della comune cultura teologica sono maturate anche grazie a questo volume, e meritano di essere qui brevemente segnalate. Lo farò anzitutto sul progetto generale del testo, e poi seguendo, passo passo, i suoi cinque capitoli.

0. In primo luogo, una attenzione all’uso del termine “forma” lungo la storia del pensiero liturgico-sacramentale. Ciò che il libro di Della Pietra ha rilanciato è un significato di “forma” che appare, allo stesso tempo, più nuovo e più antico rispetto alla lunga stagione che ha pensato la “forma” come “causa formale” o come “adempimento cerimoniale”. Così la nuova accezione liturgica e la più antica concezione di forma (che risuona ancora nel testo di Innocenzo III qui citato in epigrafe) mostra una presenza della attenzione per la esteriorità che, in qualche modo, il Movimento Liturgico ha recuperato al di là del pensiero scolastico e tridentino. Potremmo dire che vi è una “forma rituale” che è più radicale e più ricca sia della “formula” che della “forma verbale”. E’ evidente che per arrivare ad una affermazione così importante occorre un percorso di rilettura dell’intera tradizione liturgico-sacramentale, che ha trovato diverse forme di corrispondenza nella ricerca sacramentaria successiva1.

1. Sul piano della impostazione ermeneutica, il cap. 1 costituisce un passaggio decisivo del volume, per la collocazione del tema della “forma” nella catalogazione offerta dalla riflessione estetica contemporanea, in dialogo con la impostazione teologica più affermata. Ancora oggi rimane un contributo assai originale, capace di dialogare con i due massimi esperti di “forma” (Tatarckiewich nella estetica filosofica e von Balthasar nella estetica teologica) e così mostrando le luci e le ombre della accezione del concetto applicata alla tradizione liturgico-sacramentale. La domanda di una riflessione radicale e fondamentale sui concetti sistematici appare con una chiarezza rarissima e resta un testo autorevolissimo per guidare ricerche sull’impiego del riferimento “formale” alla tradizione celebrativa cristiana.

2. La discussione tra Guardini, Jungmann e Ratzinger intorno alla Grundgestalt (forma fondamentale) della eucaristia, presentata nel cap. 2, ha avuto il merito di aver riaperto la recezione della grande discussione degli anni 30 e 40 del XX secolo, che qualifica oggi non soltanto la ricerca nel campo della teologia eucaristica2, ma anche la possibile applicazione della “mens” ad altri sacramenti. Importante mi sembra il tentativo fatto dallo studio di Geraldo Buziani3, che ha provato ad applicare il concetto di Grundgestalt al sacramento della penitenza, offrendo, anche in questo caso, un prezioso contributo di integrazione tra tradizione sistematica e tradizione liturgica. Forse sarebbe opportuno elaborare una riflessione simile per l’intero ambito del settenario sacramentale.

3. Altrettanto preziose mi paiono le pagine del cap.3, in cui si analizzano, lungo la storia, le accezioni di “forma” che appaiono nel pensiero patristico (Agostino), nel pensiero scolastico (Tommaso d’Aquino) e nel Movimento Liturgico. Qui la tematizzazione del livello rituale, con i suoi grandi limiti, rende possibile comprendere quanto grande sia stato il lavoro di ripensamento che su questo piano è stato prodotto nell’ultimo secolo di riflessione. Alcune ricerche sia in ambito di “sacramentaria generale”4, sia in ambito di “liturgia fondamentale”5 rispondono alle provocazioni di questa lettura diacronica della evoluzione e trasformazione tanto della “esperienza della forma” quanto della “forma dell’esperienza”.

4. Dal punto di vista del metodo appare assai originale l’apporto del cap. 4, con la sua composizione (non solo irenica) tra sapere antropologico e sapere teologico nel ripensare la natura, la funzione e la dinamica della “forma rituale”. In questo campo, dopo il volume di Della Pietra, vi è stata una fioritura di ricerche tanto nell’ambito delle scienze umane, quanto nell’ambito della tradizione liturgica. Proprio l’incrocio tra “svolta linguistica”, prospettiva della “antropologia culturale” e rilettura della “questione liturgica” appare un modello di approccio alle domande teologiche e pastorali del nostro tempo, che evita le vie troppo facili di un sapere solo speculativo o solo positivo. La scoperta di un nuovo senso di “forma” appare così come il frutto di un modello di “interdisciplinarità” assunta in radice dal metodo teologico6.

5. Il capitolo conclusivo, dedicato ad una sapiente rilettura teologica e liturgica della Riforma Liturgica pone alcuni criteri di nuova recezione della “rituum forma” che possono illuminare i presupposti di una “pastorale liturgica” che è stata profondamente alterata da interventi del magistero che avevano smarrito proprio la centralità della “forma liturgica”. Potremmo dire che i tentativi di giustificare magisterialmente e teologicamente un parallelismo tra “forma ordinaria” e “forma straordinaria” del rito romano, introdotta con il MP Summorum Pontificum nel 2007 rivelavano sul piano sistematico e sul piano liturgico una profonda incomprensione della tradizione e del ruolo che la forma rituale gioca al suo interno7.

Questo volume, scritto in origine nel 2011, è una delle risposte più alte, pacate e profonde che si potesse dare a quella impostazione che, moltiplicando le forme senza necessità, poneva un problema radicale di comprensione della forma rituale nella sua autorevolezza non accessoria. Anche grazie a questo volume e alla sua chiarezza argomentativa nel 2021 ha potuto essere scritto il MP Traditionis custodes e nel 2022 la Lettera Apostolica Desiderio desideravi. I presupposti teorici di questi due documenti recenti, nella loro classica impostazione di fedeltà al Movimento Liturgico e alla Riforma Liturgica, si trovano largamente preparati dalle pagine accurate di questa ricerca, che giustamente ora entra anche nell’universo simbolico ed ecclesiale di lingua portoghese, come una profezia che può suscitare stupore e sollecitare quel fine lavoro teologico di ricomprensione della tradizione liturgico-sacramentale che ora spetta anche al Brasile, oltre che a tutto il resto della Chiesa universale.

Andrea Grillo

Roma, 15 febbraio 2023

1  Cfr. Z. Carra, Hoc facite. Saggio teologico-fondamentale sulla presenza eucaristica di Cristo, Assisi, Cittadella, 2018; F. Trudu (ed.), Teologia dell’eucaristia. Nuove prospettive a partire dalla forma rituale,  Roma, CLV-Ed. Liturgiche, 2020. 

2Un tentativo di ripresa della centralità della Grundgestalt per la comprensione teologica dell’eucaristia ho tentato in A. Grillo, Eucaristia. Azione rituale, forme storiche, essenza sistematica, Brescia, Queriniana, 2019.

3Cfr. G. Buziani, UMA “FORMA FUNDAMENTAL” TAMBÉM PARA A PENITÊNCIA? aNALOGIAS E DIFERENÇAS COM A EUCARISTIA E ELABORAÇÃO A PARTIR DE DOIS MODELOS TEÓRICOS. Excerptum ex Dissertatione ad Doctoratum Sacrae Liturgiae assequendum in Pontificio Instituto Liturgico, Romae 2021, in via di prossima pubblicazione integrale presso Paulus Editora, Sao Paulo.

4Cfr. A. Lameri – R. Nardin, Sacramentaria fondamentale, Brescia, Queriniana, 2020; A. Grillo, Il genere del sacramento. Introduzione alla teologia sacramentaria generale, Cinisello B., San Paolo, 2022.

5Cfr. L. Girardi (ed.), A partire dal rito, Roma, CLV-Ed. Liturgiche, 2020; A. Grillo, Liturgia fondamentale. Una introduzione alla teologia dell’azione rituale, Assisi, Cittadella, 2022.

6Un bell’esempio di fecondità di questo metodo si trova in R. Tagliaferri (ed.), L’umano dei sacramenti, Roma, CLV-Ed. Liturgiche, 2022.

7 Per cogliere la tensione originaria in cui si inseriva già più di 12 anni fa la ricerca di Della Pietra, rimando a A. N. Terrin (ed.), La natura del rito. Tra tradizione e rinnovamento, Padova, EMP – Abbazia di S. Giustina, 2010.

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