Dare “struttura teologica conciliare” alla Congregazione per la dottrina della fede


guitton-home4

E’ la Congragazione ad aver bisogno di “ristrutturazione teologica”. Una utile rilettura di P. Huenermann

 

Il dibattito acceso intorno al “progetto” della Congregazione per la dottrina della fede di “dare struttura teologica” al  papato di Francesco (e di Guovanni XXIII) mi pare metta il dito su una piaga, che va al di là dei soggetti coinvolti oggi nella vicenda. Non vi è dubbio, infatti, che questo organo importante per la vita della Chiesa debba essere sottoposto a “profonda ristrutturazione” proprio in seguito alla svolta che il Concilio Vaticano II ha introdotto nel corpo della Chiesa.

Con essa, infatti, mutava profondamente il rapporto tra “rivelazione” e “cultura”. L’organo che si era tradizionalmente collocato in una funzione delicatissima di “garanzia” della “ratio fidei” era destinato, presto o tardi, a subire una profonda modificazione per le procedure che impiega nell’assicurare la “continuità e la autorevolezza della ratio fidei.

Questa tensione, che è già scritta nella storia degli ultimi 50 anni, negli ultimi mesi è giunta ad un punto di non ritorno. Fino al paradosso per cui, di fronte al contrasto tra “logiche diverse”, si può arrivare a teorizzare una “normalizzazione del papato” da parte della Congregazione, con una palese e clamorosa inversione del rapporto tra mezzo e fine. Ed è assai significativo che sui due papi che più lucidamente hanno perseguito tale “svolta” si concentri la intenzione di intervento “ristrutturante”.

Può essere utile riascoltare, 8 anni dopo, ciò che scrisse P. Huenermann a proposito della funzione della Congregazione, in occasione della Notificazione sulle opere di Jon Sobrino, nel 2007 (il testo italiano si può leggere a questo indirizzo: http://www.queriniana.it/blog/il-caso-jon-sobrino/93)

“Il rapporto tra il papa e i vescovi, da una parte, e i teologi, dall’altra, assume un significato non elusivo per la vita della chiesa in futuro. La Congregazione per la dottrina della fede oggi cura l’importantissima funzione della tutela della qualità in teologia, preoccupandosi del fatto che la teologia sviluppi veramente la ratio fidei. Quando, a partire dalla seconda metà del XIX secolo, si è giunti continuamente a conflitti seri, che danneggiano la considerazione della chiesa e del suo cammino nella fede, ciò non è dovuto semplicemente alle persone che vi lavorano e alla loro formazione più ampia o meno profonda. Simili deficienze sono solo un potenziale dei conflitti. Il motivo sostanzialmente sta nel fatto che la Congregazione per la dottrina della fede – organizzazione che succede al Sant’Uffizio – in fondo ha ancora la struttura di un’autorità di censura premoderna come esisteva in tutti gli stati europei.
La moderna tutela della qualità nell’ambito delle scienze è strutturata diversamente, lavora insieme ad esse e coinvolge – secondo le possibilità – le autorità nei processi decisionali di natura politica e amministrativa. Anche la ratio fidei, in una società formativa oggi assai complessa, va rielaborata insieme ai suoi seri problemi e ai rifiuti sociali, economici e umani. Essa mostra un grado di complessità dinanzi al quale un’autorità di censura di vecchio stampo non è in grado di far fronte dal punto di vista tecnico-organizzativo. La Congregazione per la dottrina della fede ha bisogno di una intelligente riorganizzazione”.

A quasi un decennio di distanza, quelle parole di P. Huenermann suonano oggi di particolare attualità. Non si tratta, evidentemente, di “dare struttura teologica ad un papato”, cosa che sicuramente non è di competenza della Congregazione, ma di “dare struttura teologica alla funzione esercitata dalla Congregazione”, per inserirla armonicamente in un rapporto tra rivelazione, fede, cultura non più pensato secondo gli stili e le pratiche di un mondo tradizionale e di una Chiesa pre-moderna.

Anche a questo compito delicato dovrà applicarsi una seria riforma della Curia Romana.

Share