Munera 1/2019 – Lucia Della Torre >> I confini mobili della solidarietà europea

Le mappe sono più una proposta di mondo che un riflesso di mondo, e la loro costruzione e presentazione risente grandemente degli equilibri politici ad esse sottostanti. Le due mappe qui riprodotte, ad esempio, equivalgono a molte delle altre che sono state impiegate nel corso degli ultimi anni per spiegare la “crisi migratoria” che avrebbe interessato l’Europa a partire in modo particolare dall’estate del 2015. In entrambi i casi l’illustrazione mostra il territorio corrispondente all’Unione Europea (UE), colorato in azzurro, ed evidenzia, con una serie di frecce rosse, i movimenti migratori fino ai confini esterni dell’Unione. Nella mappa A) le frecce gialle segnalano anche i movimenti “secondari”, che si realizzano cioè all’interno dello stesso spazio europeo: l’informazione che se ne ricava, genericamente, è che i migranti possono impiegare diverse rotte per raggiungere i margini esterni dell’UE e che, una volta superatili, possono ulteriormente muoversi all’interno di tale territorio fino al raggiungimento della loro meta finale. Nella mappa B) i confini esterni di Schengen sono tracciati con un colore diverso e le frecce, una volta raggiuntili, si fermano. Mancano inoltre frecce a segnalare i movimenti secondari, e il blu cobalto della zona Schengen non è più così uniforme, attraversato com’è da una linea nera che, tagliando a metà il cuore dell’Europa, passa lungo il confine meridionale della Germania, quello occidentale dell’Austria e della Polonia e quello orientale della Danimarca. Alcune croci nere, sui confini meridionali di Ungheria e Bulgaria, completano il quadro.

Il racconto sotteso alla prima mappa: lo spazio europeo è piccolo, quasi schiacciato verso l’alto della raffigurazione, compresso a sud dalla massa compatta del continente africano e ad est da quella del continente asiatico. La sensazione di pressione aumenta grazie alle frecce, che travalicano senza sforzo confini marittimi e terrestri, e si perdono all’interno dell’area Schengen, accogliente e uniforme nel suo tranquillizzante blu cobalto: i movimenti migratori appaiono inarrestabili e imprevedibili, i confini europei sembrano avere rispetto ad essi un potere di contenimento molto relativo; al contrario, le frontiere dei c.d. Stati Terzi si mobilizzano e sembrano spostarsi, in massa, verso le nostre porte. Nella seconda mappa, l’Europa recupera una posizione centrale, di maggiore controllo, all’interno della configurazione; i confini esterni di Schengen sembrano meno porosi e più solidi, mentre, al contrario, lo spazio interno è meno uniforme e più frastagliato.

Come due rappresentazioni così diverse del medesimo avvenimento (movimenti migratori verso l’UE) possano coesistere, rivelandosi entrambe corrette, è il tema del presente contributo, il quale verte sulle due normative europee in materia di circolazione delle persone all’interno e all’esterno dello spazio comunitario (sistemi Schengen e Dublino). Alla luce del quadro giuridico rappresentato dai due sistemi e di alcuni sviluppi delle “crisi migratorie” che di recente hanno interessato l’UE si evidenzierà che non è tanto da un ulteriore, muscolare rafforzamento dei confini esterni che dipende la tenuta dell’Unione, quanto dalla ricerca di risposte condivise che rafforzino l’originario spirito “senza frontiere” della prima comunità europea. In assenza di queste ultime una qualsiasi mappa raffigurante l’Europa nel 1948, appena dopo il secondo conflitto mondiale, potrebbe raccontare meglio di ogni altra la fine del sogno europeo.

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