I frutti del Motu Proprio “Summorum Pontificum”


Le nuove vetrate della chiesa dello Spirito Santo a Modena.

Passando per Modena mi è capitato di entrare nella Chiesa dello Spirito Santo e di notare una strana vetrata, riprodotta qui sotto. Non credevo ai miei occhi, ma poi, consultando il sito della Parrocchia, per internet, ho scoperto che quello che gli occhi avevano visto era presentato e commentato molto pesantemente con queste parole:


“Un esempio di come si possa porre un freno, lentamente, ma decisamente,  al devastante sfacelo diffuso oggi nella moderna Chiesa Cattolica. 
Questa raffigurazione della Chiesa Militante appare molto più semplice e comprensibile delle moderne composizioni astratte ed allusive,per il cui significato bisogna ricorrere ad un incontro privato con l’autore, che ci parlerà più del senso cervellotico che lo opprime, piuttosto che della realtà della fede vissuta.
Il Papa, i vescovi, i fedeli, la Basilica, sovrastati e illuminati dallo Spirito Santo, non hanno bisogno di essere spiegati, parlano da soli al cuore ed alla mente dei fedeli che guardino per la prima volta questa vetrata. Magari ci si potrebbe soffermare a considerare che il vescovo in chiaro in basso a sinistra assomiglia tanto a Mons. Lefebvre… possibile?
Non “possibile”, ma vero! Lo spiega lo stesso parroco: si tratta proprio di Mons. Marcel Lefebvre, voluto lì appositamente, perché «Senza di lui non saremmo stati incitati a ridare valore alla tradizione che non è il latino soltanto ma la dottrina sul sacerdozio e sul valore sacrificale della Messa.» Che dire di più?”

Appunto, che dire di più? Sono questi i frutti del Motu Proprio? Mi viene in mente ciò che disse, il giorno stesso della pubblicazione del documento, il 7 luglio 2007, il Card. Camillo Ruini, quando additava “il rischio che un Motu Proprio emanato per unire maggiormente la comunità cristiana fosse invece utilizzato per dividerla”.

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