Monaco e uomo


Monaci e uomini retro

Ghislain Lafont, Monaci e uomini nella Chiesa e nella società, Cittadella Editrice, Assisi 2016

Questo libro, appena pubblicato in italiano, ha ormai quarant’anni. Risale a un periodo ricco e tormentato della vita della Chiesa: al momento, difficile, in cui si cominciava a comprendere ciò che era veramente accaduto al Concilio.

Come molti giovani di quel tempo, avevo accolto il Concilio come l’avvenimento che avrebbe permesso di collocare nella Chiesa e nel mondo tutte le ricerche e i tentativi che avevano segnato il periodo, appassionante, compreso tra il 1945 e il 1960.

Avevamo vissuto il movimento liturgico, il rinnovamento degli studi biblici, i primi passi dell’ecumenismo. Intuivamo l’interesse dei tentativi allora fatti per rinnovare la missione della catechesi al fine di meglio raggiungere gli uomini del nostro tempo.

Avevamo apprezzato l’apertura dell’enciclica Mystici Corporis di Pio XII e seguito con interesse gli sforzi di quest’ultimo volti a incoraggiare lo sviluppo della cultura umana, attraverso innumerevoli discorsi, rivolti a pubblici differenti.

Bisogna anche dire che, viceversa, eravamo stati un po’ turbati dal blocco imposto all’ecumenismo e dall’indurimento delle posizioni della Santa Sede alla fine del pontificato, con e a seguito dell’enciclica Humani generis.

L’invito di papa Giovanni XXIII ad aprire le finestre della Chiesa, a rimuovere la polvere, a lasciar entrare la luce del giorno, in uno spirito di speranza e non di condanna, ci aveva a maggior ragione riempiti di entusiasmo. Pensavamo, col papa, che una chiesa così rinnovata si sarebbe potuta presentare alle chiese e al mondo e portare un messaggio di gioia, di speranza e di pace (Gaudium et Spes, Pacem in terris).

Ciò che pochi avevano capito è che il rinnovamento sperato per la Chiesa richiedeva un aggiornamento ben più radicale.

Per realizzarlo veramente, sarebbe stato necessario introdurre nei riferimenti e nella pratica tutto ciò che, fino ad oggi, è stato talvolta respinto, talvolta lasciato fuori: la visione scientifica del mondo quale universo pressoché infinito nella durata e nello spazio; l’idea di evoluzione, attiva a tutti i livelli del creato, e in particolare nelle realtà della terra, tra cui i viventi e gli uomini; l’idea della storia quale processo, memoria, previsione, con ciò che questo comporta nel concepire l’origine e la fine. Ma anche una valorizzazione dell’uomo come soggetto e come libertà, il che suppone una revisione del pessimismo, antico e recente, circa la condizione umana, e, al contrario, una valorizzazione di realtà come la sessualità e il lavoro. Tutto questo comporta anche delle questioni sul valore del “religioso” e del “sacro” e del “politico”.

Come ripensare il male e il suo perdono, e, di conseguenza, istituzioni della Chiesa come il sacerdozio e la vita religiosa, fino ad allora troppo spesso interpretate in termini di lotta contro il male? Quali istituzioni mettere in piedi per superare una forma monarchica, se non addirittura “imperiale”, di Chiesa in un mondo di democrazie?…

Non voglio continuare questa lista all’infinito. Ciò che vorrei sottolineare è che tutte queste questioni non erano estranee al Concilio. Non ce ne eravamo veramente accorti, ma i documenti del Concilio supponevano, per essere compresi e messi in pratica, che si percepisse il livello di profondità delle loro radici: si trattava insomma di lasciare entrare nel pensiero e nella pratica della Chiesa una modernità fino ad allora respinta.

Ma all’improvviso una grave crisi è sopraggiunta: messe in questione impreviste, riforme precipitate, rifiuti ingiustificati, ma anche, all’opposto, indurimenti reazionari.

L’intervista, che ha dato vita a questo libro, e che mi fu richiesta al tempo in cui il Concilio era terminato e la crisi stava arrivando, mi ha permesso di ridire a me stesso, condividendolo con i miei interlocutori, ciò che credevo, ciò che cercavo di vivere, ciò che mi sembrava essenziale e durevole.

Questa intervista mi ha consentito di non perdere la bussola e credo mi abbia aiutato ad aprirmi alla ricerca teologica che ho condotto in seguito. Vale essa ancora oggi e può aiutare le generazioni più giovani a superare una crisi forse ancora più grave rispetto quella degli anni Settanta? Non lo so. Lo spero.

Per maggiori informazioni e per acquistare il libro.

Share