Sette voci per un libro (Luigi Mariano Guzzo/3) A proposito di “Senza impedimenti”
E’ appena uscito il volume: Andrea Grillo (ed.), Senza impedimenti. Le donne e il ministero ordinato, InOLTRE 1, Queriniana 2024, pp. 191, € 16,00. Saggi di Emanuela Buccioni, Cristina Simonelli, Luigi Mariano Guzzo, Serena Noceti, Luca Castiglioni, Andrea Grillo. Prefazione di Marinella Perroni.
Coloro che hanno concorso alla stesura del libro presentano in una sequenza di sette interventi un breve testo, nel quale cercano di provocare nel lettore stupore, desiderio di lettura e curiosità alla scoperta di una tradizione dinamica e ricca sul ministero ecclesiale. Brevi testi, puntuali provocazioni, che aiutino ad entrare nella logica di un testo corale, mediante il quale si esprime la maturazione del corpo ecclesiale di fronte a nuove possibilità e a nuove sfide. (ag)
Il conferimento dell’ordine sacro ad una donna battezzata
di Luigi Mariano Guzzo
L’esclusione delle donne dal sacramento dell’ordine sacro e, in particolare, dal sacerdozio ministeriale – presbiterato ed episcopato – è una questione (anche) di diritto canonico. Non sembri scontato affermalo: in genere, la canonistica si limita ad assumere il riferimento al diritto divino quale principio inderogabile – o meglio, sovraordinato – che non può essere messo in discussione in termini giuridici. Il tema viene “liquidato” (si fa per dire…) come questione che interessa i teologi più che i canonisti, interpretando la tradizione della Chiesa nell’ottica di una pretesa volontà eterna, oggettiva e immutabile di Dio. È il dispositivo del “si è sempre fatto così”, che finisce per bloccare i processi di riforma e di rinnovamento all’interno della Chiesa cattolica.
Nel sistema tridentino la riserva maschile all’ordine sacro si inserisce nel quadro di una Chiesa che si concepisce (e si presenta) come “società ineguale”. Il Concilio Vaticano II riconosce il principio dell’eguaglianza battesimale dei fedeli (sacerdozio universale), quale fondato sul diritto divino. Eppure, sempre in base al diritto divino, i padri conciliari ammettono una distinzione ontologica tra laici e pastori, con il sacerdozio ministeriale che rimane riservato, ancora per diritto divino, ai battezzati di sesso maschile. Insomma, sullo sfondo di una nuova antropologia culturale e di principi ecclesiologici completamente mutati, la norma che esclude le donne dal ministero ordinato rimane invariata ed è riproposta nella codificazione di Giovanni Paolo II, sia in quella latina (1983) che in quella orientale (1991). Sebbene nei documenti magisteriali – da Inter insigniores (1976) a Ordinatio Sacerdotalis (1994) – si faccia espresso riferimento al sacerdozio ministeriale, quale ambito escluso per volontà divina alle donne, i canoni si riferiscono in generale al ministero ordinato, comprendendo anche il diaconato. Ne deriva che, pur volendo assumere il fondamento divino della riserva maschile, l’esclusione delle donne dal grado del diaconato è centralmente contraria al principio dell’eguaglianza battesimale.
In realtà, nella disciplina dell’ordine sacro persiste una certa concezione negativa e valutativa della donna. Ci sono ragioni extra-giuridiche (storiche, antropologiche, filosofiche, teologiche) che rendono il fondamento divino meno evidente e granitico di quanto l’autorità ecclesiastica lo presenti. Sul piano giuridico, la questione si sposta sulla validità del conferimento del sacerdozio ministeriale ad una donna battezzata, che deve essere interpretata in un’ottica relazionale. La dimensione sacramentale è sempre relazionale. Da questo punto di vista, l’unico e indispensabile requisito di validità risulta essere il battesimo. Peraltro, da un punto di vista formale, la recente codificazione di un delitto di “attentata” (o “tentata”?) ordinazione della donna porta a concludere che di fatto la donna battezzata risulta capace di ricevere il sacerdozio ministeriale. Insomma, anche da un punto di vista canonistico, sembra che la Chiesa cattolica non abbia la facoltà di escludere le donne dall’ordine sacro. Quanto ancora si dovrà attendere per una riforma in tal senso? Il prossimo appuntamento sinodale non può restare sordo a questa istanza, nonostante Papa Francesco abbia espresso parole di chiusura persino per il diaconato alle donne. Con un’avvertenza: non si tratta di conferire alle donne prerogative maschili, bensì di reinterpretare i ministeri ecclesiali alla luce di una sensibilità finalmente inclusiva e affrancata da pregiudizi di genere.