L’argomento più semplice e più forte sul merito come criterio di giustizia distributiva resta probabilmente quello di Aristotele nella Politica: è «in base all’eccellenza nella prestazione» che occorre scegliere a chi, fra diversi suonatori di flauto, assegnare lo strumento migliore, anche se chi lo riceve fosse superato da altri in bellezza e nobiltà e queste ultime fossero considerate un bene maggiore dell’auletica. È lo scopo del bene che si intende distribuire (o della funzione da ricoprire) a garantire la giustizia della scelta e della disuguaglianza che ne derivano. Non è un argomento utilitarista, ma anche gli utilitaristi giungeranno facilmente alla stessa conclusione. Questa convergenza sul merito di prospettive normative diverse contribuisce a spiegarne il fascino quasi irresistibile: assegnare gli strumenti migliori ai musicisti più dotati «avrà l’effetto positivo di produrre la musica migliore, di cui tutti potranno godere, e così si procurerà la maggiore felicità per il maggior numero».
L’applicazione del criterio, in realtà, è più complessa.