Un manuale dalla lunga gestazione. Viene il tempo per una nuova sistematica? (di M. Gallo)
Il direttore di Rivista di Pastorale Liturgica, Don Marco Gallo, ha pubblicato sull’ultimo numero della rivista (3/2020, pp. 65 ss) una recensione del mio volume Eucaristia, pubblicato l’anno scorso dalla Editrice Queriniana. Riporto qui il suo testo, di cui lo ringrazio.
Un manuale dalla lunga gestazione
di Marco Gallo
Dedichiamo uno spazio disteso alla presentazione di un testo significativo, uscito negli ultimi mesi. Il professor Andrea Grillo, che certamente non ha bisogno di presentazioni, è un collaboratore molto generoso della rivista(rpl). Al di là della sincera gratitudine, ci è sembrato opportuno segnalare questo nuovo manuale ai nostri lettori, diversi dei quali impegnati nell’insegnamento, perché crediamo possa diventare un riferimento didattico assai significativo, forse imprescindibile nel dibattito italiano. Il testo esce per la collana Nuovo corso di teologia sistematica, diretta da Giacomo Canobbio e Angelo Maffeis, dopo, appunto, una lunghissima gestazione (durata più di vent’anni!). Tutto questo tempo è servito all’autore per affrontare la fatica di un’opera che non è, come numerosissime pubblicazioni di Grillo, uno studio preciso su una parte della questione, ma un vero e proprio manuale sistematico e complessivo. Frutto maturo del lavoro accademico e di uno stretto dialogo con maestri e colleghi, il libro non si limita certamente a raccoglierne l’abbondante materiale. Come riconosciuto nell’introduzione, con questo passo l’autore ha coscienza di passare nella “penultima generazione di teologi” (7), raccogliendo il lavoro di due generazioni precedenti e passandolo alla nuova che ha concorso attivamente a formare.
Viene il tempo per una nuova sistematica?
Occorre dunque anzitutto dire – cosa affatto sorprendente per chi conosca l’autore – che questo è un testo che tenta un percorso coraggioso, originale e persino ardito. Dalla nascita della questione rituale, tre sono gli approcci a cui si possono ricondurre gli studi sull’eucaristia, secondo il modello che Grillo assume dal discepolo di Pius Parsch, J.H. Emminghaus (Die Messe: Wesen, Gestalt, Vollzug, Wien 1983): la ricerca sull’essenza (Wesen) del sacramento (approccio sistematico), lo studio sulle forme (Gestalt) che ha avuto nelle varie epoche (approccio storico), ed infine quello che ne investiga principalmente la modalità in cui l’azione (Vollzug) si compie (approccio liturgico). Se l’approfondimento degli studiosi è legittimamente caratterizzato dalla specializzazione di ognuno (sistematico, storico, liturgico), affidare tutto il significato dell’eucaristia ad uno solo di questi versanti è un esito riduzionistico piuttosto comune. L’ipotesi di Grillo è che, se questo era inevitabile fino a questo momento, sia giunto il tempo di un’ipotesi quasi inedita. Il tentativo di questo manuale che non è quello di integrare le prospettive, ma di percorrere una nuova via sistematica. Tutto è anticipato dall’articolato sottotitolo (Azione rituale, forme storiche, essenza sistematica), tre parti che si dipanano attorno ad un’unica sintetica categoria, che è quella di forma (“la liturgia in senso moderno è nata con la scoperta di questa categoria”, Ratzinger). Le tre sezioni che costituiscono il manuale ne sono dunque tre variazioni: sulla forma rituale (significativamente inizio di tutto il percorso), la forma storica e la formula sacramentale. Superare l’approccio intellettualistico non consegna la teologia eucaristica alla lettura positivistica e storicistica, ma al recupero fondamentale della celebrazione corporea e spazio-temporale come presupposto della intelligenza teologica del sacramento. Tutta la ricerca tenta quindi di non cedere al primato o delle pratiche sulle teorie o delle teorie sulle pratiche. L’esperienza ecclesiale si è svolta e si mantiene, infatti, nell’intreccio e nel rimando tra azioni ed ermeneutiche.
Tre sezioni sincroniche
La scelta metodologica compiuta porta a congegnare una sistemazione delle parti inconsueta. Si segue “l’ordine delle cose”, non quello delle idee: al primo posto sta la forma rituale (che di solito è posta al fondo), poi la forma storica (che normalmente apre lo studio) ed infine la causa formale (che normalmente sta al centro del trattato). La ricerca è aperta dal livello più originario ed immediato, che è anche quello in cui si ricostruiscono i dibattiti più recenti e le acquisizioni più nuove (L’eucaristia come azione rituale). Dar ragione della svolta che prende seriamente la dimensione rituale come fonte è proprio ciò che tradizionale non è, in occidente. Salta il pregiudizio che contrappone pratica a teoria e azione a contemplazione, e si può svolgere sin dal principio quasi una fenomenologia dell’azione eucaristica: azione tra le altre dell’umano, azione tra le altre che si risuona della memoria biblica, ed azione che si configura come ordine canonico (ordo missae). La seconda parte (Storia della prassi e storia della dottrina eucaristica) percorre la vicenda intrecciata del cambiamento del rito nelle epoche e della sua interpretazione (“non si dà mai né un dato o un fatto senza comprensione, né una comprensione che non riposi su dati e fatti” 138). Si identificano dunque cinque grandi stili di pratica e di riflessione eucaristica: stile originario (in cui si svolge una esemplare ricostruzione del materiale biblico), patristico (con una ricostruzione assai sintetica dei principali filoni, vicina al modello di Mazza), medievale, moderno (con pregevole spessore sociologico, grazie agli spunti di Bossy) e contemporaneo (anche qui, il teologico più puntuale, con affondi sociologici, questa volta grazie a Taylor – e a Malfèr!). La ricostruzione della vicenda è precisa ma, chiaramente, semplificata, riuscendo tuttavia a dar ragione di salti di discontinuità e di costanti ininterrotte. Segnaliamo la piccola gemma del capitolo 11 (289-297) che ripercorre “contromano” lo svolgimento della storia, nella forma di un excursus capovolto davvero efficace. La terza sezione è, se vogliamo, la più classica. Si offre una visione di sintesi (“una intelligenza sistematica è necessaria anche oggi, forse più di ieri”), anticipata chiaramente dalle altre due, che esprimono invece le due vere novità offerte dal dibattito teologico contemporaneo. In questo senso, nello studio della sintesi, risulta chiaro come la prospettiva rituale e quella storica non siano le premesse della lettura teologica, quanto i contesti in cui essa si costruisce. I temi classici (presenza, sacrificio, comunione) sono ripensati e ricompresi nella nozione di “forma fondamentale”, la categoria inventata nel XX secolo per integrare il rito nel fondamento della rivelazione e della fede (313). Le grandi questioni della pastorale liturgica sono tutte prese in questa sezione ampia e robusta. Tutto culmina con le dodici tesi necessarie per “una nuova teologia eucaristica” ed alcune gustose questioni aperte piccole (particole tonde e campanello) e enormi (la comunione eucaristica ecumenica), capaci di far risuonare tutto il quadro sistematico.
L’uso del testo come strumento per i corsi accademici
Alla fine di un semestre (pur accidentato) in cui ho personalmente messo alla prova il manuale come strumento per il corso accademico, sono in grado di segnalarne con più lucidità il valore. La qualità del testo è indubbia e la chiarezza dello schema aiuta docente e studenti nel percorso. Preziosa la scelta di testi accessori: ogni capitolo è corredato con dei Temi di studio, domande che permettono il dialogo e la riflessione attorno al tema svolto, ed una minima ma preziosissima e precisa bibliografia ragionata (Per approfondire). Alcuni passaggi sono arricchiti dalla presenza di testi delle fonti, riportati come lunghe schede di lavoro, utili per l’analisi attenta con gli studenti stessi.
Marco Gallo